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L'inedito Paolo Veronese: il Mosč al passaggio del Mar Rosso

3) Paolo Caliari detto il Veronese, Mosč e il passaggio del Mar Rosso, particolare, Poggio a Caiano (Fi), Villa medicea

il corretto abbinamento mi č stato possibile (con l'aiuto di Marco Chiarini e Roberta Passalacqua) ritrovare il vero compagno del nostro dipinto. In realtą si tratta del Mosč al passaggio del Mar Rosso, ricordato nell'Inventario manoscritto di Poggio a Caiano (1911) al n. 380, come di autore ignoto, con le medesime dimensioni e la medesima cornice del dipinto che lo precede, il n. 379 appunto, e cioč il Mosč e il roveto ardente di Paolo Veronese. La tela ritrovata č ancora nella villa di Poggio a Caiano, tenuta in deposito come opera anonima. Il dipintosi presenta bisognosodi restauro, con la tela allentata e il colore arido e senza vernice, ma ancora ottimamente recuperabile: seppure diffuse, si tratta infatti di piccole perdite del colore, localizzate soprattutto nella parte superiore destra del cielo, lungo il bordo, e sparse qua e lą al centro. L'idea compositiva č assolutamente straordinaria. Una veduta dall'alto con un'ampia striscia di cielo nelle tonalitą pastello, rosati, azzurri,grigi e, quasi al centro del quadro, una energica pennellata di verdaccio: č lo sparuto albero che si erge a testimone della tremenda strage. II mare ha gią inghiottito l'armata egiziana che insegue Mosč, salvando solo il condottiero. I corpi che galleggiano e quelli travolti dalle acque delineano l'immane tragedia. Come nel caso del pendant, la figura di Mosč assume l'importanza del protagonista assoluto della scena. I volti in primo piano sono significativi per comprendere lo stile del suo autore; ritroviamo le espressioni tipiche del repertorio fisionomico di Paolo Veronese, i suoi colori perlacei, trasparenti, delicati e, insieme, pastosi. Sotto lo stratodi polvere e seppure nella difficoltą di interpretare un colore completamente pallido perché senza vernice, intuiamo la sapiente tecnica pittorica, la pennellata vigorosa, la stesura dinamica e veloce. Se si escludono i magnifici paesaggi affrescati nella villa Barbaro a Maser e i molti scorci all'aperto nelle opere sacre e mitologiche, questa mi sembra la tela dove il Veronese dedica maggiore importanza alla veduta. La punta di terra che termina all'orizzonte si snoda sul lato sinistro del telero, per arrivare al pendio in primo piano, dal quale riprende illusionisticamente la raccapricciante visione. II resto del dipinto č un ammasso di corpi travolti e avviluppati, di cavalli e cavalieri alla deriva, che tentano l'ultimoo sforzo per salvarsi: emblematico č il soldato di profilo in basso a destra, la cui mano tesa e contratta simboleggia il momento disperato che il pittore ha voluto sottolineare.


BIBLIOGRAFIA T.Pignatti, Veronese, Venezia 1976, vol.I, p. 181, n. A 86; vol. II, fig. 801; M. Chiarini, Veronese nelle Gallerie fiorentine,

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NOTE

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