|
Paolo Caliari, detto il Veronese
(Verona 1528-Venezia 1588)
Mosč e il roveto ardente
Olio su tela, cm 141 x 226
Inv. Poggio a Caiano, n. 379
Proveniente dalla villa di Poggio a Caiano e rimasta a lungo nei depositi del soffittone di Palazzo Pitti, l'opera č una delle pił brillanti scoperte della critica recente. Segnalata dal Chiarini al Pignatti che la rese nota nella monografia sul pittore (1976),la tela č stata dapprima considerata dei tardi anni ottanta. Accolta quasi unanimemente dagli studiosi, se si escludono gli incomprensibili pareri del Cocke e della Gisolfi Pechukas,l'opera č stata esposta alla mostra di Verona, dove il Marinelli ne sottolinea con entusiasmo "la portentosa novitą dell'invenzione compositiva" (p. 254), e a quella di Washington, dove il Rearick la considera della fase giovanile e la data verso il 1547. Successivamente Pignatti e Pedrocco ne anticipano l'esecuzione al 1562,in concomitanza con le opere per l'abbazia di Praglia. La tela raffigura un episodio inedito nel percorso veronesiano. La possente figura di Mosč, al quale il Signore si rivolge per la prima volta, č densa di intensa pietą e bene sintetizza il solenne momento della teofania, narrato nel libro dell'Esodo (III, 1-21). Inginocchiato di spalle e in scorcio, rivolge i piedi all'osservatore, nudi in segno di rispetto per non calpestare la Terra Santa con i sandali. Particolarmente interessante ci pare l'aspetto arcadico del paesaggio, sottolineato anche dal Marinelli (p. 255), e inteso come Terra Promessa. L'invenzione dell'angelo che plana ad ali spiegate nel bagliore del cielo č assolutamente straordinaria e certo fondamentale per pittori come il Maffei. Se č difficile datare con precisione il dipinto, la sensazione che si ricava č quella di un Veronese ai massimi livelli, che ha acquisito tutte le qualitą del grande maestro: oltre alla geniale ideazione, a padronanza e capacitą tecnica assolute, il dipinto trasmette un senso di sicurezza e fiducia nei propri mezzi che farebbero escludere sia gli anni troppo giovanili sia quelli pił tardi. L'ipotesi dunque pił verosimile mi sembra quella della piena maturitą, e cioč verso gli anni sessanta che si aprono, nel 1561, con l'impresa di Maser e con i dipinti di San Benedetto Po (Londra, National Gallery). Sia il Chiarini (1988, pp. 106-107), sia il Rearick (1988, p. 31) hanno ipotizzato di individuare il pendant della tela rispettivamente nel Ritrovamento di Mosč in deposito presso l'Ambasciata italiana a Bonn, proveniente da Firenze, da assegnare alla cerchia del Veronese (forse Benedetto Caliari) e nel Mosč che fa scaturire l'acqua dalla roccia attribuito a Battista Zelotti. Seguendo queste tracce nel tentativo di comprendere
|