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22) Cesare da Sesto, San Gerolamo penitente, Stoccolma, Nationalmuseum
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23) Martino Piazza, Crocifissione con la Vergine, San Giovanni evangelista e la Maddalena come devota, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
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quatto Santi quando si trovava nella collezione Crespi a Milano.(37) Avvicinandolo alle opere lodigiane, egli assegna al pittore anche il San Giovanni Battista della Pinacoteca di Brera, fino allora attribuito al Bramantino.
Il Malaguzzi Valeri torna con maggiori argomentazioni sulla formazione giovanile dei due pittori, che fa discendere, come già altri prima di lui, da Ambrogio da Fossano, attivo all’Incoronata di Lodi negli ultimi anni del Quattrocento, dipingendo le quattro Storie della Vergine ed affrescando la distrutta cappella principale.(38)
Di fatto i destini di Alberto e di Martino continuano ad essere accomunati a causa di una produzione considerata semplicisticamente frutto della loro collaborazione. Anche le intuizioni e gli spunti offerti negli ultimi interventi vengono reincanalati nel flusso della totale vicinanza stilistica e d’intenti, convinzione che si protrae inalterata fino a noi, senza particolari apporti ma con sempre più frequenti ripetizioni.
Nei primi elenchi di Bernard Berenson (39) si fa tesoro della traccia fornita dall'ipotesi morelliana sui due quadri monogrammati e, segnalando alcune nuove opere, si cerca di ampliare i rispettivi cataloghi ma la distinzione che egli avanza non garantisce una sufficiente base di lavoro: molti dipinti non spettano a loro e molti altri rimangono nell'incertezza.
Giorgio Nicodemi (40) dedica ad Alberto uno studio monografico nel quale riassume i principali orientamenti della critica. Se considera l'esecuzione del gonfalone dell'Incoronata determinante per la comprensione dei suoi modi, dando fede al documento del 27 febbraio 1519 che commissiona a lui l’opera, per Martino lo studioso afferma: "La sua arte forte risulta facilmente dal confronto coll'arte del fratello Albertino".(41) La distinzione che egli persegue resta quella che individua Alberto ricco di commossi e languidi sentimenti, senza accenti tragici, autore di dolci e squisite immagini, mentre Martino, il fratello maggiore, è riconoscibile per le più marcate caratterizzazioni di fisionomie e atteggiamenti, espressione di quell’‘arte forte’ che reputa essere la sua fondamentale peculiarità.
Il Nicodemi non condivide l’ipotesi dell’educazione peruginesca e raffaellesca di Alberto e neppure quella del Caffi di un suo avvicinamento a Bernardino Lanzani da San Colombano. Sostiene invece l'inedita considerazione dell'influenza dello Pseudo Boccaccino, alias Giovanni Agostino da Lodi, da poco riscoperto e di cui Alberto viene considerato un continuatore.(42) Se il polittico di Castiglione d'Adda, che il Nicodemi ritiene per lo più di Alberto, precede a suo parere quello in Sant’Agnese del 1520, è perché in quest’ultimo lo studioso rileva un regresso stilistico. Dopo tale anno si collocano, sempre secondo la ricostruzione del Nicodemi, il soggiorno a Savona e una serie di opere che vanno tutte retrodatate.
Dopo le evocazioni campanilistiche e fin troppo lusinghiere degli eruditi come
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