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Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

16) Martino Piazza, Madonna che bacia il Bambino, gia Monaco di Baviera, galleria Böhler

17) Martino Piazza, Madonna che bacia il Bambino, ubicazione ignota

18) Martino Piazza (?), Suonatrice di liuto, 1520, Milano, Pinacoteca di Brera
la collaborazione di Martino, l’esecuzione delle pale d’altare che si trovano nel territorio, dal trittico in Duomo al polittico Berinzaghi a quello per l’Incoronata di Castiglione d’Adda e all'altro per Nicola Galliani in Sant’Agnese, concludendo con il gonfalone per l’Incoronata lodigiana.(22) Grazie alle opere del Rio e del Calvi abbiamo una prima indagine sulla pittura lodigiana che, pur con le incertezze rilevate, costituiva l’utile traccia per gli studi più sistematici ed approfonditi. Purtroppo così non è stato e, salvo rari casi che segnaleremo nel corso del testo, d’ora in poi il nostro discorso diverrà sempre più noioso e ripetitivo a causa di una vicenda critica sterile, con studiosi che si alternano la paternità delle opere e la loro datazione non curanti dei dati che possono facilitarne l'interpretazione. Per questo motivo cercherò di limitarmi alle notizie essenziali. Tra gli esempi più interessanti vanno ricordate le due pubblicazioni dell'avvocato lodigiano Bassano Martani, cultore di cose d'arte, segretario del locale Museo e collezionista.(23) Impostate sulla falsariga delle guide ai viaggiatori, hanno lo scopo di rendere note le principali opere del patrimonio soprattutto ecclesiastico della città, offrendo all’autore lo spunto per congetture e divagazioni riguardo i due artisti. La fonte di riferimento del Martani è costituita dal testo del Calvi; si deduce dal fatto che ad Alberto egli riconosce la predominanza sull’aiutante Martino (24), benché non abbia fondamenti documentari. Il Cavalcaselle è l’unico studioso che riconosce l’errore a proposito delle origini di Alberto: "whom Lomazzo by mistake registered amongst the painters of Francesco Sforza's time" (25). Lo studioso ritiene che la collaborazione tra i due fratelli, fondata sulla differenza di stile fra le parti della medesima opera, sia riconoscibile "in every production attributed to his pencil", fin dalla prima opera a lui nota e cioè il polittico Berinzaghi e nella lunetta ad affresco sovrastante la medesima cappella all'Incoronata, con le Sante Caterina e Apollonia.(26) Secondo lo studioso, i due fratelli erano stati allievi del Bergognone; caratterizzati da una pittura soave e serena ma inerte e troppo languida, egli riteneva d'identificare le loro fonti culturali negli artisti perugineschi e nei raffaelleschi bolognesi. Non sappiamo dove abbia ricavato la notizia circa la datazione al 1526 del polittico di Castiglione d'Adda; è probabile che abbia fatto combaciare l'esecuzione con l'impegno nello stesso anno all’Incoronata di Lodi. L’apporto dell'Alizeri risulta particolarmente significativo per l’ampliamento degli orizzonti sull'attività di Alberto.(27) Grazie ad un documento di allogazione per alcune figure di Vescovi nel capitolo maggiore del Duomo di Savona, egli ha riconosciuto che "Magister Obertus de Laude pictor" (28) è operante in città

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