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Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

e la morbidezza delle ombre trova riscontro nella fisionomia serena delle donne dipinte da Alberto nelle opere della fine del secondo decennio. Addirittura il gesto della Vergine e la presa della mano sono identici a quelli che vediamo nell’incontro con Elisabetta, dove è ancora riconoscibile, nel nitore dello scorcio illuminato del viso, la tipica espressione dei volti femminili di Alberto. La pala di Savona si lega ancor più alla tavola con gli Apostoli attorno al sepolcro, per la somiglianza dei volti dei Santi, incisivi e scavati dalla luce, e per il modo di realizzare le ampie pieghe che solcano le vesti, in un linearismo che è più in sintonia con il Battista e il San Rocco di Castiglione d’Adda. Come non riconoscere l’unità fra queste figure che hanno conquistato la propria dimensione naturale all’interno di un rigido schema iconografico. E come non riconoscere nella rarefatta liquidità del paesaggio la mano di Alberto ? Il suo percorso sembra di fatto ricalcare, nelle linee fondamentali, la strada seguita dall’estetica rinascimentale; dapprima persegue la sperimentazione realistica dell’imitazione della natura che, dovendo rappresentare nella sua completezza il mondo tridimensionale su una superficie a due dimensioni, Alberto realizza attraverso quella resa espressiva e fisionomica di marcato sapore verista e quella statuaria monumentalità che abbiamo lungamente sottolineato quali sue caratteristiche peculiari. In seguito il cambiamento di Alberto sembra ricalcare la concezione umanistica della pittura che adempie ai suoi fini più alti mediante la raffigurazione mimetica della vita umana non nella sua mediocrità ma nei suoi aspetti superiori, attraverso cioè la bellezza ideale. L’imitazione della natura non più come essa è ma, secondo la visione aristotelica, in modo tale che sia "rappresentativa nel senso più alto". Il forte mutamento che si avverte nello stile di Alberto si può ipotizzare che abbia origine, se non altro inconsciamente, da questa concezione: avvicinandosi alla visione classica dell’arte, che abbraccia ad un certo punto, dopo il 1514, e accogliendo le novità di Raffaello egli, in fondo, persegue quello che verrà considerato da Vasari l’esempio più puro di stile rinascimentale per la sua insuperata naturalezza. D’altro canto la distinzione tra l’imitazione ideale e l’imitazione della natura era particolarmente incerta dal momento che bastava, secondo quanto affermava Leon Battista Alberti, preoccuparsi d’inserire quanto più il bello che il brutto e non è raro che agli inizi del Cinquecento le due concezioni convivessero nella ricerca della purezza. Tutto ciò si rende esplicito nel dipinto con gli Apostoli attorno al sepolcro. Esso rappresenta il frutto dell’evoluzione di un artista lombardo, come sosteneva Longhi, che ha vissuto un’intensa esperienza classicistica;

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