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Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

117) Alberto Piazza, San Pietro, Crema, collezione privata

119) Alberto Piazza, San Giovanni Evangelista, Crema, collezione privata

118) Alberto Piazza, San Giacomo Maggiore, Crema, collezione privata
non finisce di stupirci. Se proviamo ad estraniare le sue opere dal rigido schema iconografico imposto dalla committenza ecclesiastica lodigiana, se analizziamo la sua sperimentazione senza farci trarre in inganno dal soggetto o dal tipo di composizione cogliamo come egli sia pittore di ben altre doti che quelle puramente narrative. Tornando alla produzione lodigiana di fonte accertata, non possiamo che ricordare nuovamente l’atto del 27 febbraio 1519 con il quale Alberto stipula l’accordo con i Deputati e i Priori dell’Incoronata per l’esecuzione del gonfalone. Il documento chiama in causa il solo Alberto, a scapito di quanto trascritto dal Cernuscolo. E la tela di fatto è coerente con lo stile delle opere datate in questi anni. Dal punto di vista iconografico l’Incoronazione della Vergine trae ispirazione dagli esempi milanesi del Bergognone con questo soggetto.(151) E’ anzi possibile che il gonfalone, per rivestire un carattere ancor più devozionale ed essere facilmente riconoscibile dalla popolazione, riproduca l’affresco con questo soggetto che il Bergognone dipinse allo scadere del Quattrocento nell’abside dell’Incoronata. L’immagine veniva immediatamente collegata al santuario mariano, conservandone la testimonianza dal momento che nel 1699 venne distrutto a causa dei lavori di ampliamento del coro. Nel suo esiguo formato, la tela si contraddistingue sia per la rigorosa e calibrata composizione, sia per la profondità spaziale, ottenuta con la disposizione semicircolare degli angeli musicanti a terra e di quelli osannanti in volo, rivolti nelle più varie direzioni. L’atmosfera è poetica e leggiadra, al punto che da questo momento si rende veramente esplicita la tendenza di Alberto ad esprimersi in un linguaggio di sapore protoclassico. E’ arduo risalire alle motivazioni di questa svolta e a quelli che furono i punti di riferimento ai quali egli si ispirò, anche se dovette essere determinante la fortuna dei modelli raffaelleschi e degli artisti toscani e bolognesi, mediati da Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto o Bernardino Luini. Il risultato è sotto i nostri occhi. Alberto abbandona quell’accentuata individuazione delle fisionomie umane, che l’aveva caratterizzato, in favore di un più delicato e sereno modo di esprimersi. Questo cambiamento è ancora più esplicito nel polittico Galliani, in Sant’Agnese, la cui data 1520 suggerisce un’esecuzione contemporanea al gonfalone. L’opera risulta fondamentale per la ricostruzione cronologica. Seppure i personaggi mantengano inalterato il modello sviluppato in precedenza, in forme sempre robuste e monumentali, si vede smorzato quell’evidente accento realistico a vantaggio di un naturalismo forse più umano ma certo meno intenso. I colori sono stati modificati in gamme dagli effetti morbidi e luminosi, con l'uso di velature sfumate, sulla falsariga delle soluzioni luinesche. Il folto gruppo degli

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