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98) Alberto Piazza, Santi Nicola da Tolentino e Antonio da Padova, già Roma, collezione privata
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99) Alberto Piazza, Polittico Galliani, 1520, Lodi, chiesa di Sant'Agnese
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100) Alberto Piazza, Assunzione della Vergine incoronata tra i santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, Lodi, Duomo
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interpretato in chiave ancora sperimentale e incerta, calligrafica e fortemente caratterizzata nelle teste clipeate della volta, ma sempre corrispondente, anche nelle scene sulle pareti, agli esiti che andiamo ripercorrendo del suo itinerario.
La fase fortemente espressiva ha dunque origini più antiche, già nel primo decennio, trovando il proprio apice nel ciclo degli affreschi Berinzaghi (1513-‘14), dove si constata l’evoluzione di Alberto nella rappresentazione naturalistica della figura umana nello spazio. La sottolineata vicinanza col Sacchi troverebbe conferma nella lettura del passo del Lomazzo proposta in questa occasione.
Da questo momento in Alberto si insinua, lento ma inesorabile, l’interesse verso forme sempre meno aspre e, contemporaneamente, sente il fascino per un modellato morbido, ampio e flessuoso, in sintonia con le più aggiornate formule dello sfumato leonardesco e del classicismo padano. Le prime prove di questo mutamento vanno riconosciute nelle due figure di San Pietro e San Bassiano /figg. / e nella pala con San Gerolamo tra i Santi Pietro e Paolo, nella collezione della Banca Popolare di Lodi, alla quale sono pertinenti le tre tavole di predella con un episodio relativo a ciascun santo (Milano, Pinacoteca di Brera e collezione privata; figg. ).
Dobbiamo inoltre rilevare la straordinaria vicinanza di quest’opera e degli affreschi Berinzaghi con la monumentale immagine di San Gerolamo penitente (Berlino, Staatliche Museen) assegnata recentemente al Maestro delle Storie di Sant’Agnese.(130) Personalmente penso che l’autore sia Alberto, seppure i punti di contatto con questo ancora anonimo maestro siano molto intensi e confermino i legami intessuti dal maestro lodigiano con l’ambiente pavese, per tramite del più volte ricordato Bergognone, di Jacopino de Mottis, Bartolomeo Bonone e Lanzani. Rispetto alla sognante stravaganza, come congelata, del Maestro delle Storie di Sant’Agnese, che si caratterizza per gli originali accordi cromatici e il clima fiabesco della narrazione, il realismo dell’immagine di Berlino appare piuttosto corrispondere ad Alberto. Il San Gerolamo appare fiero e impettito rispetto a quello più mesto e col busto leggermente piegato della banca lodigiana. Ma la morbidezza del chiaroscuro, che non trascura la vigoria fisica dei volumi, e la somiglianza degli elementi naturalistici, in parte stilizzati, mi sembra rimandino a lui in questo momento di passaggio verso una visione più classica.
Suggeriscono un’approfondimento nella stessa direzione il pur robusto San Bassiano e la monumentale Vergine col Bambino in trono, (figg. / provenienti dalla parrocchiale di Turano (Lodi, Museo Civico) e il trittico con San Nicola da Bari e Santi /fig. / già nella collezione Hearst a New York (Lodi, collezione della Banca Popolare di Lodi).(131) Un
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