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80) Alberto (e martino) Piazza, Sant'Antonio abate percosso dai demoni, Lodi, Museo Civico (già chiesa dell'incoronata)
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81) Alberto Piazza, San Gerolamo tra i santi Pietro e Paolo, Lodi, collezione della Banca Popolare di Lodi
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82) Alberto Piazza, Crocifissione di San Pietro, Milano, Pinacoteca di brera
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comincia ad interessarsi della sua esistenza parecchio tempo dopo la sua scomparsa, senza lasciare nessun riferimento preciso sulle opere da lui compiute. La ricostruzione del suo percorso è stata quindi realizzata esclusivamente attraverso l’interpretazione degli elementi già esistenti.(107)
Mi è stato possibile ristabilire l'originale configurazione dell'artista in considerazione della coerenza stilistica del suo lavoro. Una volta distinta la sua produzione da quella di Martino, ho potuto anche riorganizzare il processo di crescita, tale che risultasse lineare la sua attività, compresa negli anni tra la fine del primo e il terzo decennio del Cinquecento.
Le uniche testimonianze di un certo rilievo che lo riguardano si rintracciano nella trascrizione effettuata da Paolo Camillo Cernuscolo dei perduti documenti riguardanti la prima parte della decorazione del santuario lodigiano dell’Incoronata. Nella "Relatione" la prima notizia che ricorda i fratelli Piazza risale al 1514, quando il capitolo stipula con loro un accordo "per la Pittura della Chiesa". Dal momento che nel santuario non è documentato nessun altro intervento pittorico dopo quello riferito a Giovanni e al figlio Matteo Della Chiesa, nelle cappelle del Battista e di Sant’Anna (108), ho ritenuto di porre in relazione con i nostri pittori la notizia, fornita dallo stesso Cernuscolo, secondo il quale il 16 marzo 1513 il medesimo capitolo "accetta l'offerta" di Giovanni Antonio Berinzaghi per "far dipinger la Capella alla sinistra dell'ingresso" (109). La decorazione dovette concludersi l'anno seguente, come suggerisce la data 1514 impressa sulla sommità del cornicione della volta. Probabilmente entrambi i passi del Cernuscolo si riferiscono a questa impresa, dal momento che gli affreschi sulle pareti della cappella sono effettivamente compiuti dai Piazza. Ma l'elemento più interessante, la cui utilità risulta fondamentale per iniziare a distinguere i caratteri peculiari di Alberto, è certamente il documento che testimonia la committenza al solo "Alberto de Tochagnis pictori laudensi" dello stendardo processionale per la medesima chiesa dell’Incoronata raffigurante l’Incoronazione della Vergine /fig. /.(110) Il Cernuscolo aveva confuso non poco la situazione, indicando che la richiesta era stata sottoposta ad entrambi i fratelli (111). Il caso del gonfalone è l’unico per il quale ci è pervenuto sia l’atto originale, sia la 'trascrizione' seicentesca del Cernuscolo: verificata la differenza tra i due testi c’è da chiedersi se non dipenda dalla sua interpretazione la confusione sull’attività dei due fratelli.
In città abbiamo notizia solo di altri incarichi di scarso rilievo, commissionati ad Alberto dal Capitolo dell’Incoronata il 2 aprile del 1526: la decorazione pittorica di un crocifisso ligneo, di sette casse per riporvi le torce e di attaccapanni per sostenere i piviali.(112)
Ma l’attività di Alberto
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