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55) Alberto Piazza, Funerale di Santo Stefano, Torino, collezione privata
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56) Alberto Piazza, Adorazione del Bambino, Milano, deposito della Pinacoteca del Castello Sforzesco
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57) Alberto Piazza, Presentazione al tempio, ubicazione ignota
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Giovannino nel paesaggio /fig. 1/ in collezione privata, che potrebbe collocarsi nei primi anni del secondo decennio del Cinquecento per i legami con l’ambiente milanese di quel momento, nonostante l’insinuarsi sempre più evidente di suggestioni tedesche, che permangono nell’Adorazione dell’Ambrosiana, da considerarsi verosimilmente verso la metà di tale periodo. Ai primi anni di questo decennio potrebbe risalire la Madonna che bacia il Bambino (già Monaco di Baviera, proprietà Böhler) /fig. 14/, certamente da assegnare a Martino, dopo che Suida l’aveva resa nota con il riferimento allo ‘Pseudo Boltraffio’.(74) Predominano l’ascendente del Boltraffio, in riferimento a opere come il San Sebastiano del Museo Puskin di Mosca, e la componente stravagante di Giovanni Agostino che giustifica anche l’intenzionale sproporzione della mano. Di questo raro e geniale tema mi sembra d’identificare un’altra redazione autografa /fig. 15/ che si differenzia leggermente per la maggiore incisività delle lumeggiature.(75) Appare come una versione più raffinata, forse perché è meglio conservata. Rimane interessante la parentela che si instaura con la Vierge aux balances (Parigi, Museo del Louvre, inv. n. 785) dell’omonimo ignoto autore effettivamente prossimo a Cesare da Sesto e che non si discosta da quelli che potrebbero essere gli esordi del giovane Giampietrino.(76) Oltre ad una serie di elementi ricorrenti, è l’intima intonazione, d’intenso anche se ingenuo affetto che ritroviamo nei dipinti di Martino, come nella Madonna col Bambino, Sant’Elisabetta e San Giovannino (Roma, Galleria Nazionale di Palazzo Barberini)/fig. 10/, che accomuna queste opere. A questi anni deve risalire anche questa stravagante e assolutamente insolita Sacra famiglia con la donatrice /fig. 16/(77), nella quale la Vergine lava il Bambino mentre un’elegante ancella è pronta ad asciugarlo. Molte sono le novità iconografiche, dal tema agli elementi che lo compongono, e interessanti sono le influenze stilistiche: in questo caso non solo leonardesche ma ispirate a Bramantino, Giovanni Agostino e Gaudenzio Ferrari. Anche la tecnica, liquida e corsiva, nelle figure evidenzia un fitto tratteggio obliquo, di rara efficacia per la resa delicata dei volumi.
Insieme al rapporto con personalità di rilievo della cerchia leonardesca, desidero sottolineare come risulti significativo per Martino il legame con Bernardino Marchiselli detto il ‘Bernazzano milanese’, che il Vasari ricorda "eccellentissimo per far paesi, erbe, animali ed altre cose terrestri, volatili ed acquatici; e perché non diede molta opera alle figure, come quello che si conosceva imperfetto, fece compagnia con Cesare da Sesto, che le faceva molto bene e di bella maniera" (78).
Il Bernazzano sembra il pittore che meglio seppe realizzare gli insegnamenti di Leonardo in tema di natura e paesaggio, fondendoli con le conoscenze oltremontane.
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