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40) Martino Piazza, Madonna col Bambino, ubicazione ignota
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41) Bartolomeo Veneto, Ritratto d'uomo, collezione privata
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42) Bartolomeo Veneto, Ritratto di Bernardino da Lesmo, Milano, Pinacoteca Ambrosiana
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è indice del medesimo clima culturale.
L’importanza di questo ritrovamento consisteva nel fatto che l’opera rappresentava a Lodi l'unica testimonianza pittorica degli inizi del Cinquecento di un artista che si differenzia dall'univoco stile dell’autore dei polittici, identificato con Alberto, avvicinandosi a quelli che incominciavo a ritenere fossero i veri modi del fratello.
Infatti, allo stesso anonimo collaboratore si può assegnare l’Adorazione dei pastori, datata 1520 /fig. 5/, che in passato era stata riferita proprio a Martino Piazza.(62) Vi si ritrova la medesima delicata profilatura dei volti, una simile gestualità e l’analogo modo un poco gracile e incerto di eseguire il paesaggio, tale da confermare l’idea che si tratti di un giovane artista alle prime esperienze. Figura questa che potrebbe celare gli esordi di uno dei figli di Martino, tra Cesare, Callisto e Scipione, o più probabilmente di un pittore come Cesare Magni, che vedremo sviluppare gli insegnamenti di Martino.(63)
A chiudere il cerchio del rapporto tra il maestro e il suo anonimo allievo rintracciamo il prototipo per l’intera composizione. Si tratta di una tavola che riproduce lo stesso soggetto del quadro Sessa Fumagalli, eseguito due anni prima, nel 1518 /fig. 6/(64) dallo stesso autore delle opere monogrammate. Quadro tanto più prezioso perché è l’unico datato: permette di considerare precedenti a tale data le opere monogrammate e di comprendere gli sviluppi successivi del pittore.
La definitiva conferma giunge col rinvenimento, nella chiesa di Santa Maria alla Fontana, poco distante dal centro di Lodi, dell’affresco votivo raffigurante la Madonna con il Bambino e un donatore (65)/fig. 7/, perfettamente coerente con gli altri dipinti del gruppo del pittore dei monogrammi. Grazie a quest’opera ho potuto rimuovere ogni riserva nei confronti dell’identificazione di questo autore con Martino, avendo la conferma che era stato attivo a Lodi. L’affresco risale alla fase avanzata del secondo decennio e si pone in relazione tanto con le opere di stampo leonardesco quanto con quelle che vedremo risalire alla successiva fase di autonoma adesione alle soluzioni cremonesi e nordiche.
A questo punto, che Martino avesse bottega a Lodi assieme al fratello, che fosse da lui indipendente o che addirittura, date le stringenti discendenze con gli esiti milanesi d’inizio secolo, fosse per qualche tempo attivo tra Lodi e Milano, non lo possiamo affermare senza una buona dose d’incertezza. Resta il fatto che la sua personalità incomincia a prendere forma, tratteggiando un pittore tutt’altro che monocorde.
Preso atto delle numerose carenze in sede documentaria, la cronologia del 'corpus' che andiamo a ricostruire non può che essere indicativa. Riteniamo sia comunque importante tentare una successione cronologica per tracciare
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