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Due fratelli, due differenti percorsi - Martino e Alberto Piazza.

33) Martino Piazza, Madonna col Bambino e donatore, (particolare del donatore) Lodi, chiesa di Santa Maria alla Fontana

34) Martino Piazza, Madonna col Bambino, ubicazione ignota

35) Altomello Melone, Ritratto di donatore (frammento), collezione privata
il più anziano dei due fratelli. Figlio primogenito di Gian Giacomo, fin dal primo documento, del 15 gennaio 1502, egli è sposato e abitante nella medesima vicinia di San Gimignano dove risulterà insediarsi la bottega. L’unica notizia d’archivio che riguardi un’opera commissionata a lui personalmente risale al marzo del 1522, quando a "Martini Tochagni" venne chiesta l’esecuzione dell’affresco con la Madonna ("imagine Virginis") da realizzare sopra l'ingresso principale del Monte di Pietà a Lodi, per il quale ricevette un pagamento il 22 aprile dello stesso anno.(59). Purtroppo questo dipinto, che poteva costituire il sicuro punto di partenza per la ricostruzione della sua personalità, è ricordato fin dalla prima critica ottocentesca (Rio, Calvi, Caffi) come da tempo andato perduto. Il pittore morì di lì a poco, entro il 1 marzo del 1523. L’altro indizio sul suo conto risale al dicembre 1514 e viene suggerito dal passo nel manoscritto del Cernuscolo (1642), col quale, in una formula certo abbreviata, l’autore ricorda che "Si fanno trattati con i fratelli della Piazza appellati Toccagni per la pittura della Chiesa" dell’Incoronata, dove, in effetti, sembra implicito leggere anche il nome di Martino al fianco di Alberto. Di fronte all’obiettiva mancanza di un testo pittorico riferibile con certezza a Martino, per tentare di ridisegnare il suo percorso non rimane che seguire altre strade. Innanzitutto cercando di leggere nella loro totalità i pochi elementi in nostro possesso: interpretando gli indizi con l’unico scopo di far riaffiorare entrambe le personalità nella loro corretta fisionomia. Analizzati singolarmente hanno offerto scarse garanzie, l’averli confrontati e legati fra loro forniscono la struttura portante di tutta la ricostruzione, dal momento che ciascuno conduce verso la medesima ipotesi. E’ stata un’impresa particolarmente ardua, nella quale è stata fondamentale la ricerca sperimentale. Il principale presupposto risiede nella constatazione che le opere lodigiane, finora assegnate ad entrambi, vanno interpretate come stilisticamente coerenti e omogenee, riconducibili cioè ad un’unica personalità. In esse è difficile riscontrare l’intervento di un altro artista, se non nelle parti marginali, che possono comunque spettare ad aiuti di bottega. Se nei primi tempi della ricerca l’autore di queste opere poteva essere uno di entrambi, l’averlo individuato in Alberto non autorizzava a ritenere Martino un artista indipendente. Poteva anche essere un semplice assistente del fratello. Un’altra personalità, diversa dalla precedente, prende invece avvio da tre dipinti siglati con le medesime iniziali, corrispondenti a quelle del nostro artista. Si tratta di quadri che, oltre a concordare tra loro dal punto di vista stilistico, sono monogrammati con le stesse sigle in oro ricorrenti in abbinamenti diversi: con le

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