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partire dal 1512 e vive almeno sino al 1548. Queste sono le scarse notizie finora ritrovate negli
archivi. Interviene ora il problema riguardante la grande tavola col « Cristo risorto tra tutti i
Santi» , conservata nella Parrocchiale di Nembro, ove viene ricordata come eseguita nella
bottega degli Zamara di Chiari (5), malgrado la sicura coerenza stilistica con il gruppo di opere qui
ricondotto ai Marinoni e di cui si conservano nello stesso paese diversi esempi citati nel testo, oltre
al polittico di San Sebastiano. Dalle antiche descrizioni dell'interno della chiesa non risulta che il
dipinto si trovasse sull'altare maggiore di San Martino, come lo vuole il Mozzi, bensì con ogni
probabilità decorava l'altare dedicato ad Ognissanti, in patronato alla famiglia Vitalba: si
escluderebbe così la corrispondenza instaurata tra il quadro e la fonte documentaria. Negli stessi
anni in cui lo storico bergamasco riporta la notizia dell'iscrizione riferita ad Antonio e al figlio
Mattia Zamari, contemporaneamente alla costruzione del nuovo edificio (la cui prima pietra risale al
1752) veniva distrutta l'antica chiesa. In quei frangenti può essere avvenuto lo spostamento del
quadro, tale da confondere le conclusioni del Mozzi; ciò non esclude che gli Zamara siano gli autori
della perduta «tela col Redentore» e forse anche della decorazione dell'antica abside.
All'identificazione del documento con la pala di Ognissanti si oppone anche la data 1490,
assai troppo precoce per il lavoro in questione, che meglio si colloca verso il terzo o quarto
decennio del Cinquecento, con l'insinuarsi degli elementi di cultura veneta dai Previtali ai
Santacroce. La fase giovanile del percorso del più significativo dei Marinoni ritengo possa essere
rappresentata dai tre pannelli appartenenti a due differenti registri, provenienti dalla chiesa del
convento del Romacolo, presso Endenna in Val Brembana. Rilevando numerosi elementi di
confronto che conducono a questo ristretto ambito, nelle tavole si nota una monumentalità ancora
sconosciuta al padre Giovanni, in un incisivo linguaggio di marca foppesca sul quale si insinuano le
parentele venete sopra accennate.
Seppur all'interno del discorso sul «Maestro del Romacolo» , il Tanzi rileva correttamente
la diversità della Madonna in trono con lo sposalizio mistico di Santa Caterina ,
appartenente ad un altro complesso pittorico, rispetto ai Santi ricordati dal Tassis (6), mentre ai
quattro apostoli (Bergamo, Accademia Carrara) si aggrega con particolare verosimilianza il
pannello centrale raffigurante I'Imago Pietatis tra San Pietro e Sant'Andrea (7), che conserva, oltre
alle dimensioni originali, tutti quegli elementi di tecnica e di stile tali da considerarli appartenenti
alla medesima predella. Di altri due elementi di predella da me segnalati al Tanzi (8) e fino ad ora
inediti, quello con i soli «quattro apostoli» è particolarmente prossimo agli esempi appena
accennati,
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