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1) Bernardo o Antonio Marinoni, Madonna col Bambino adorata dai coniugi Comenduno , Bergamo, Accademia Carrara
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2) Bernardo o Antonio Marinoni, Madonna in trono e S. Caterina , Bergamo, Accademia Carrara
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Nella storia dell'arte sono ancora numerose le botteghe di artisti poco noti che vengono man mano
riscoperte dalla critica in funzione del loro significato quali divulgatori di contenuti e formule la cui
naturale diffusione è avvenuta nelle località limitrofe ai centri maggiori. La dinastia bergamasca dei
Marinoni è certamente una tra le più interessanti e le meno studiate dell'Italia settentrionale tra la
seconda metà del Quattrocento e il secolo seguente. L'utile spunto per la prima ricostruzione della
loro attività è stato fornito dagli interventi di Francesco Rossi nella collana dedicata a «I Pittori
Bergamaschi» , in particolare nel primo volume sul «Quattrocento» e nel terzo dedicato al
«Cinquecento» (1).
A quell'Antonio Marinoni, capostipite dalla produzione artistica ancora sconosciuta, succede il
figlio Giovanni, anch'egli pittore, nato a Desenzano al Serio poco prima della metà del Quattrocento
ed attivo sino agli inizi del Cinquecento. La cultura di ascendenza vagamente foppesca, in parallelo
agli esiti di Giovanni Pietro da Cemmo e di Gian Giacomo da Lodi, è ben definita attraverso le
opere a lui documentate, non tanto dagli affreschi del 1473, perduti, un tempo nell'abside di San
Giacomo a Somendenna, in Val Brembana, quanto dalla decorazione in San Bartolomeo ad Albino,
del 1492, e dal polittico della Fondazione Bagatti Valsecchi di Milano , dell'anno seguente.
Quest'ultimo complesso pittorico risulta particolarmente interessante in quanto ci fornisce la prima
notizia della collaborazione di Giovanni con i figli Bernardo e Antonio, i quali erediteranno la
bottega del padre, che muore entro il 1512. L'adesione ai modelli stilistici tardo quattrocenteschi di
area bresciana è oltre modo chiara nell'ancona milanese rispetto ad altre opere finora attribuite a
Giovanni, nelle quali si riscontra uno scarto generazionale che presuppone la diversa formazione
culturale del proprio autore. E' proprio seguendo le tracce dettate da queste differenze di stile che si
tenta di indicare il percorso dei loro continuatori. Proposte in questa direzione sono già state
avanzate dallo stesso Rossi, il quale non esclude che Bernardo, il maggiore, «potesse essere
prevalentemente scultore, e autore della parte lignea del Polittico Bagatti-Valsecchi» (2). Nell'attesa
di ulteriori riscontri documentari circa la divisione dei compiti all'interno della bottega paterna,
desidero in questa sede sottolineare quanto nella maggior parte delle opere ascrivibili al contesto dei
Marinoni sia possibile individuare un singolare filone creativo caratterizzato da una cultura
figurativa spesso comune ad entrambi. Ritengo perciò che gli autori delle opere in esame vadano
appunto identificati nei figli di Giovanni, Bernardo e Antonio, che appaiono documentati al fianco
del padre fin dal 1493. Costoro procederebbero a diffondere con singolare ampiezza in area
bergamasca quello stilema facilmente riconoscibile, proprio perché autonomo, che caratterizza
buona parte della produzione artistica dei primi decenni del Cinquecento. Esiste indubbiamente un
legame stilistico fra
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