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10) Giorgione e giovanni Agostino da Lodi, particolare della Prova di Mosè, Firenze, Uffizi
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11) Giorgione e collaboratore, giudizio di Salomone, Firenze, Uffizi
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più sciolta come bene dimostra l'andamento dei panneggi, che si accordano con gli esiti che riscontriamo all'inizio del secolo; non credo, infatti, che la datazione di quest'ultimo dipinto si discosti di molto dal discriminante 'MCCCCC' impresso sullo scanno ove è seduto San Paolo nella Lavanda dei piedi (Venezia, Galleria dell'Accademia), per la quale ho proposto una lettura iconografica leggermente differente. (46) La realistica carrellata di tipologie, corrucciate e serene, ricciolute e calve, di evidente impronta leonardesca ma cariche di una personale forza espressiva, viene rilevata dai bagliori di luce dorata provenienti dalla destra del quadro; la scena è insolitamente ambientata nell'angolo buio di una stanza, segnata da architravi e cornicioni aggettanti, munita di un passaggio dal quale provengono i due ultimi Apostoli e di una finestra anch'essa collocata in penombra. Si tratta di un'opera basilare per dimostrare il carattere ancora profondamente 'milanese' espresso dal pittore trasferitosi in laguna. Proprio nel contesto inerente l'attività giovanile di Giovanni Agostino da Lodi intendo portare l'attenzione su di un inedito Martirio di San Sebastiano (47) (ill.) che ritengo offra da un lato lo spunto per confermare gli aspetti formativi poc'anzi accennati e dall'altro consenta di proporre una serie di nuove ipotesi sui rapporti instaurati dal pittore. La rappresentazione di questo soggetto si presenta particolarmente insolita in quanto il Martire è in realtà unicamente trafitto da una sola freccia nella gamba sinistra; legato ad un albero e appoggiato con entrambi i piedi sulla diramazione del tronco, è raffigurato mentre riceve dall'angelo la simbolica palma. Sotto di lui i due arcieri assistono all'evento con disarmante serenità, l'uno apparentemente assorto nei propri pensieri e l'altro sorpreso alla visione: da solenne momento tragico, come normalmente richiesto dalla committenza, la scena composta da Agostino sembra voler porre in evidenza l'istante del rimorso per il gesto effettuato e la drammaticità del martirio diviene piuttosto ripensamento sul peccato compiuto. La tavola, nello stato attuale, sembra decurtata lungo il lato destro rispetto al formato che doveva avere fino agli inizi del nostro secolo, quando apparve nel catalogo della vendita della collezione Volpi. Nella redazione originale, che posso documentare grazie ad una fotografia di quegli anni (ill.), in cui non è stata inquadrata una larga striscia di paesaggio a sinistra e una più limitata fascia in alto, la composizione si completava con un terzo armigero sulla destra in posizione molto più dinamica rispetto ai due compagni. Per ora non mi è stato possibile esaminare direttamente il quadro per poter spiegare cosa sia accaduto tra le due fasi, ma che si tratti di un
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