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rilevato l'intervento del medesimo collaboratore (98), limitato, a mio parere, al solo corpo e al viso di Gesù, escluso il panno avvolto in vita che assume le pieghe lineari e l'increspato rigonfiamento dei modi di Giovanni Agostino, come è, per altro, immediatamente confrontabile sulla figura del re di colore nell'altro pannello del medesimo complesso. Proprio in quest'ultimo, ad una più sensibile morbidezza degli incarnati della Vergine e del Bambino, si contrappone l'accentuato grafismo che segna i volti dei vecchi allo stesso modo delle larghe campiture cromatiche delle vesti dei suoi personaggi, in una composizione che appare particolarmente serrata, a causa delle imponenti dimensioni delle figure, e statica se confrontata con la vivace esuberanza manifestata nell'Adorazione dei Magi già Graham. Forse questo svolgimento più canonico trova una spiegazione nelle esigenze imposte dalla committenza oppure si tratta di un naturale rilassamento, di una pacata interpretazione del proprio passato, in un parziale recupero del mondo tardo quattrocentesco, di nuovo quanto mai insolito in anni di così notevoli cambiamenti. Allo stesso momento va collocato il frammento raffigurante una Santa martire e Santa Maria Maddalena (99), stilisticamente molto vicina ai due angeli nel fondo del Battesimo di Cristo di Brera e simile negli stridenti accordi di colore a tal punto da far supporre che sia parte del pannello con le Sante Caterina martire e Maddalena ricordate dal Torre come facenti parte dello stesso polittico in Santa Maria della Pace (100). Anche l'Adorazione del Bambino, della quale abbiamo parlato poc'anzi, è stata ipoteticamente situata in questo contesto da Suida (101). E' chiaro che siamo nell'ambito delle pure congetture ma sembra difficile poter situare quel dipinto, che giudico di alcuni anni più antico e compositivamente così anomalo, in un ordine d'intenti misurato come sembra essere questo dell'ancona Bagarotti: la ricostruzione del complesso sarà facilitata quando avremo meglio chiarito le ragioni di questa collaborazione tra Marco ed Agostino e quale delle opere mancanti, tra quelle ricordate dal Torre, spetta all'uno o all'altro. Alla fase finale del secondo decennio appartiene l'altra drammatica Pietà (Bologna, collezione privata) resa nota dallo Sgarbi (102), nella quale l'insistenza nervosa della linea, continuamente rilevata da bagliori di luce, è la testimonianza di quella sempre più esasperante ricerca in direzione eccentrica che Giovanni Agostino in questo momento raggiunge tramite una tensione espressiva che fa leva sul dato grafico e sul contrasto cromatico. Grazie alle testimonianze storiche fornite dalla committenza milanese siamo dunque giunti al più tardi all'inizio del terzo decennio; del maestro lodigiano per ora non siamo a conoscenza di altre notizie e non è
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