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per imparare l'arte della prospettiva segreta. Che l'Agostino di Bramantino corrisponda all'artista di Lodi mi pare a questo punto assai verosimile; che l'Agostino delle Prospettive possa venire identificato con il medesimo pittore è più difficile da appurare, anche se va rilevato che si tratta di una personalità con lo stesso nome Agostino, con il quale anche il nostro si doveva far chiamare più comunemente dal momento che è con esso che viene definito nel documento del 1504. Inoltre non bisogna dimenticare che l'accompagnatore del maestro tedesco era particolarmente dotato proprio nella prospettiva, arte con la quale Giovanni Agostino dimostra di avere una particolare dimestichezza. Va anche rilevato che le sue tipiche formule (di idee e di stile, riscontrabili nel paesaggio come nel modo di panneggiare la figura umana) riscuotono una certa fortuna presso vari pittori emiliani e, in particolare, bolognesi: ai contatti con Francesco Francia, sviluppatisi certo in epoca precedente, già sul finire del Quattrocento o agli inizi del nuovo secolo e così importanti per provocare l'originale risposta del Lodigiano alle nozioni classicheggianti, seguono le caratteristiche influenze di cultura eccentrica e oltremontana che segnano per esempio il percorso di Amico Aspertini, degli Zaganelli, delle opere più antiche di Girolamo da Cotignola o dell'autore (Chiodarolo ?) della pala con la Sepoltura di Cristo, nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. (70) Queste influenze che ricordano prevalentemente la diffusione di cultura nordica e düreriana fanno talvolta capo a Giovanni Agostino come accade nel caso del Mazzolino giovane, uno degli artisti che resta maggiormente suggestionato dalla produzione del pittore di Lodi. La medesima situazione si riscontra in alcuni artisti di origine straniera attivi in terra emiliana come ritengo accada con Pedro de Aponte e con Johannes Ispanus, al quale lo Sgarbi ha attribuito il già ricordato ritratto di giovane appartenuto alla raccolta Viezzoli (71); un esempio della diffusione padana di queste novità è costituito dall'autore della Pietà nella collezione di Sir Pope-Hennessy (72). Tra le opere di Giovanni Agostino che risalgono agli inizi del Cinquecento e rendono più chiaro questo rapporto va collocata l'ignorata Sacra Famiglia (ill.), un tempo nella Galleria di Oldemburg (73): la tensione di spirito quattrocentesco, presente nel Martirio di San Sebastiano, con il quale questa tavola ha diverse analogie, viene a diluirsi in una più intima composizione, nuovamente ambientata nello spazio atmosferico a lui più congeniale. Il quadro si inserisce nel catalogo dell'artista lodigiano in una data certo successiva al 1500, ma non credo di molti anni: il modo di piegare i panneggi, con un incessante zigzagare degli effetti luministici sui
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