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vedono a nord della Lombardia o attraversando il Brennero, il Gottardo e il San Bernardino. E' infatti strano pensare che sia stata sufficiente un'influenza indiretta per un pittore che manifesta un così precoce e spiccato interesse verso la visione della natura e una conseguente necessità di esprimersi tramite essa, mantenendo lungo l'intera attività questo modo quasi maniacale d'interpretarla; sembra più probabile ritenere che sia rimasto colpito dall'opprimente visione di qualche vallata rocciosa per giungere ad una esposizione così continuata di un contesto che possiede quasi il sapore di fantasiosa invenzione. All'epoca dell'esecuzione di queste due opere il giovane Giorgione sarebbe rimasto così impressionato dai modi di Giovanni Agostino da riprodurne le tipiche soluzioni o è possibile, anche se più difficilmente dimostrabile, che egli si sia avvalso della seppur marginale collaborazione dell'artista lodigiano ? Non credo che ciò sia di fondamentale importanza rispetto al ben più significativo risultato che si raggiunge condividendo l'esistenza di un simile rapporto culturale. In questo caso, per l'evoluzione stilistica indicata sinora, l'evento potrebbe essersi verificato tra gli ultimi anni del Quattrocento e gli esordi del nuovo secolo (55). Questi contatti non risultano essere gli unici tra i due: sono rilevabili reciproche influenze sia in altre opere di Giorgione, a partire dal già citato Omaggio al poeta per giungere a citazioni nel paesaggio dei Tre Filosofi (Vienna, Kunsthistorisches Museum) e nel San Giorgio, conosciuto anche come il Tramonto (Londra, National Gallery), o nello spirito profondamente bramantinesco che serpeggia nel fregio di Casa Pellizzari a Castelfranco Veneto (56), mentre Agostino non dimenticherà, per esempio, l'atmosfera "sognante" dei suoi personaggi e la straordinaria leggerezza della veste increspata della Giuditta (Leningrado, Ermitage). Con il catalogo del pittore lodigiano siamo giunti alla soglia del XVI secolo: nel percorso artistico immediatamente successivo ritengo dovrebbero scalarsi opere fondamentali come il già segnalato Cristo deposto del Museo di Poznan, la Vergine con il Bambino e due devoti della Pinacoteca di Capodimonte a Napoli (57), i due Evangelisti nel Museo di El Paso (Texas), la ricordata Cena in Emmaus, ora nella collezione Mondadori, e il trittico dell'oratorio di San Nicolò a Bribano di Sedico (Belluno). In relazione a quest'ultimo complesso esiste l'atto di consacrazione dell'oratorio in data 19 giugno 1502 (58); anche se i dipinti non vi vengono menzionati essa potrebbe effettivamente rappresentare un termine per la cronologia del catalogo dell'artista di Lodi. Un'opera inedita di Giovanni Agostino appartenente a questi primi anni del secolo mi è nota grazie ad una fotografia conservata presso l'Archivio della Fondazione Longhi a Firenze. (59) Si tratta di un
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