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'Carta di tornasole' : la pala di Giavan Francesco Bembo con i santi Stefano e Francesco

23) Giovan Francesco Bembo, Scena della vita di Santo Stefano, Bergamo, Accademia Carrara

25) Pietro Grammorseo, Sant'Antonio da Padova e San Defendente, Torino, Galleria Sabauda
radicato, di San Simpliciano, vescovo di Milano. Le vicende storico-politiche che coinvolsero l'Italia settentrionale tra la fine del secondo de¬cennio e il 1525, anno della disfatta di Francesco I, non escluderebbero infatti la possibilità di un'allogazione dell'ancona da parte di clientela straniera in territorio italiano (Milano o Cremona, ad esempio). A queste ragioni risulta interessante aggiungere che Simpliciano è rappresentato vestito in abiti contemporanei di ricercata e nobile fattura, simbolo del ceto al quale apparteneva, la cui foggia e tipologia confermano la datazione anzidetta. Rilevando inoltre l'affinità esistente col pannello del Grammorseo raffigurante i Santi Antonio da Padova e Defendente, che risale al 1523 (già New York, Historical Society, ora Torino, Galleria Sabauda) (tavola 8) (36), questo dipinto del Bembo testimonia come vadano indagati i rapporti intercorsi tra quest'ultimo e le realizzazioni dell'artista piemontese agli inizi del terzo decennio (37). Se, come ritengo, si tratta di un'opera del Bembo, il ritratto della Galleria di Budapest (38) va situato contemporaneamente alla pala del 1524, principalmente per le somiglianze di matrice toscana che indubbiamente vi si leggono. Comunque l'intensità del ritratto del personaggio effigiato, la profonda indagine che l'autore ha svolto sul viso e sullo sguardo del gentiluomo fanno piuttosto pensare ad un artista settentrionale, come la posizione inclina¬ta del libro sulla balaustra, sorretto dal solo polso, suggerisce, assieme ad altri aspetti originali, la conoscenza delle soluzioni lottesche da parte di un eccentrico. E ancora, il panno col lembo sinistro piegato, che dà risalto al volto, ricorda direttamente il tessuto cascante alle spalle della Vergine nella piccola pala che ora conosciamo integralmente. Anche la linea sinuosa che interviene a delineare il contorno del mantello scuro che ammanta il rosso squillante del camiciotto, pur nelle infelici condizioni in cui versa il quadro ungherese, fa pensare agli ampi e vellutati panneggi degli abiti dei personaggi nell'anco¬na di San Pietro al Po come, nuovamente, l'esecuzione delle loro mani, con le dita lunghe e sottili, parmigianinesche, sembrano confermare questa contemporaneità (39). Per quanto accennato in precedenza, il documento foto¬grafico da cui abbiamo tratto spunto fornisce ulteriori indizi per formulare alcune nuove precisazioni, anche in rapporto alla provenienza del dipinto. Infatti la presenza del toponimo nella firma sembrerebbe escludere la possibilità che il dipinto sia stato eseguito per una collocazione nella città di Cremona, per altro non rintracciata nelle fonti e nelle guide locali. Immediatamente di seguito alla parte in cui è trascritto il testo del cartiglio, l'anonimo possessore della fotografia ha indicato anche presso quale privato poté osservare l'opera (Famiglia Bonetti Casanova / Via del Lugo

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