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24b) Giovan Francesco Bembo, San Paolo e San Simpliciano martire, Roma, Mercato antiquario
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24a) Giovan Francesco Bembo, San Paolo e San Simpliciano martire, Roma, Mercato antiquario
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spigliato realismo) il Bembo sembra riproporre nell'analogo tema affrescato nella navata di Cremona l’Adorazione dei Magi che Peruzzi dipinse nel catino absidale della chiesa romana. È quindi verosimile che egli conobbe direttamente questo esempio, fors'anche tramite disegni precedenti la realizzazione pittorica, prima di fare ritorno a Cremona. Nel percorso artistico del Vetraro, molto prossimo all'esecuzione della significativa pala recuperata agli studi, dovrebbe collocarsi il ritratto di fanciulla col proprio cane (già ,Wilton House) (31), nel quale l'artista riesce a rappresentare l'espressione del viso infantile attraverso quel tipico carattere stravagante che lo contraddistingue. Verso lo stesso periodo degli affreschi cremonesi potrebbero risalire, a breve distanza di tempo l'uno dall'altro, il Ritratto di Giovanni Battista Santini, dell'Accademia Carrara di Bergamo (inv. n. 683) (32), e quello già nella collezione di Langton Douglas (33). Anche se l'attribuzione al Bembo di que¬sti dipinti rimane, per così dire, incerta, mi sembra di rilevare che le analogie tuttora più stringenti risultano dal confronto con i personaggi effigiati nelle due scene absidali di Cremona. Ad una fase intermedia rispetto alla pala della chiesa di San Pietro al Po (datata 1524) ritengo si debba collocare la tavola con San Paolo e San Simpliciano martire (tavola 6), recentemente apparsa in una vendita a Firenze (34) ed in seguito correttamente restituita al Vetraro (35). Nel pannello i due Santi appaiono in primo piano a figura intera, ambientati in uno spazio a sfondo architettonico, costituito da un edificio prospiciente che termina con due colonne sollevate da un paio di gradini e da scorci prospettici ai rispettivi lati; per vari aspetti questo fondale offre numerose somiglianze con le ideazioni proposte negli affreschi cremonesi. Rispetto alla linea nervosa e al fare più serrato che conduce quelle scene, si avverte in quest'opera un atteggiamento maggiormente meditativo e un'esecuzione a più larghe campiture. Pur permanendo i guizzi zigzaganti che fanno risaltare come barlumi di luce le pieghe delle vesti, per la solida e possente rappresentazione dei due Santi, il dipinto sembra avvicinarsi e prevedere la rigorosa, solenne compostezza che si avverte nella pala di San Pietro al Po. La corretta individuazione del Santo francese, la cui raffi¬gurazione risulta assai rara soprattutto in ambito italiano, offre l'opportunità per nuove ipotesi circa la collocazione originaria del complesso a cui il nostro pannello apparteneva, la committenza dell'opera e la sua datazione. E infatti plausibile che essa sia stata richiesta da una personalità o da una istituzione d'oltralpe, altrimenti non si spiegherebbe la scelta iconografica del Santo di Poitiers quando proprio in Lombardia esiste il culto, altrettanto antico e
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