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'Carta di tornasole' : la pala di Giavan Francesco Bembo con i santi Stefano e Francesco

22) Giovan Francesco Bembo, Secna della vita di Santo stefano, Bergamo, Accademia Carrara

per adempiere a questo compito già il 9 novembre di quell'anno (25). Come conseguenza di questa restrizione cronologica, diviene sempre più convincente l'ipotesi proposta dal Bologna secondo la quale Giovan Francesco effettuò il viaggio romano insieme a Boccaccio Boccaccino (26): sono noti infatti i suoi due fogli (Bergamo, Accademia Carrara; Milano, collezione privata) con disegni derivati dagli affreschi di Raffaello nella Stanza della Segnatura (terminati nel 1511) e dalla Cacciata di Eliodoro dal tempio (che dovrebbe essere stato il primo eseguito nell'omonima stanza, entro il 1512), la cui datazione risalirebbe al biennio 1513-'14 (27). E proprio un richiamo al Raffaello attivo nelle prime due Stanze e nella villa di Agostino Chigi per la ‘Galatea’ (1511), viene offerto dai due ‘angiolotti’ librati in volo, presenti un tempo nella pala da cui abbiamo preso spunto. Le teste macrocefale e l'arrischiato e inusitato scorcio dei corpi testimoniano, inoltre, la visione originale e stravagante dell'artista, il quale certamente conosceva, oltre a stampe e dipinti oltremontani, le soluzioni eccentriche di Amico Aspertini e di altri pittori ‘devianti’ dal filone classico. Per l'artista cremonese non si tratta infatti esclusivamente di assimilazioni raffaellesche poi trasposte nello stile a lui maggiormente congeniale, bensì di un percorso indipendente all'interno della maniera aspertiniana. In tale percorso si rav¬visano i riflessi delle opere di Beccafumi (alludo in particolare alla pala delle Stigmate di Santa Caterina, nella Pinacoteca Nazionale di Siena, cui tre scomparti della predella presentano analogie con quelle del Bembo più volte ricordate) e del Mazzolino (mi riferisco, per esempio, all’Adorazione dei Magi, datata 1512, un tempo nella collezione Chigi) (28) ed echi degli esiti contemporanei di Cola dell'Amatrice oltre ai possi¬bili rapporti, ancora da indagare, con Dosso Dossi e con Pietro Grammorseo. Nel corso della permanenza romana, è ragionevole presu¬mere che Giovan Francesco ammirasse anche le realizzazioni del senese Baldassarre Peruzzi, il quale progettò, proprio nella seconda metà del primo decennio, il palazzetto chigiano e ne decorò le pareti esterne e la loggia della Galatea (29), quest'ulti¬ma alla pari di Raffaello e di Sebastiano del Piombo (tutti lavori eseguiti entro il 1511). Ugualmente interessante sarebbe poter stabilire i rapporti e gli scambi intercorsi tra i due pittori in occasione di un'altra commissione eseguita dall'artista senese, vale a dire gli affreschi della cappella Ponzetti nella chiesa romana di Santa Maria della Pace, che dovrebbero risalire al 1515-'16 (30). Con la concordanza di alcuni significativi riferimenti soprattutto iconografici (nell'impostazione generale del soggetto) e formali (nei particolari dei volti grifagni e dal ghigno beffardo, e nell'incuriosito interesse verso gli animali trattati con

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