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'Carta di tornasole' : la pala di Giavan Francesco Bembo con i santi Stefano e Francesco

20) Giovan Francesco Bembo, Testa di San Francesco (frammento), Gazzada (Varese), Collezione Cagnola

rispetto alla cronologia delle opere del pittore e addirittura in anticipo rispetto alle influenze stilistiche che vi si manifestano. Le congetture su quale potrebbe essere la datazione corretta possono risultare molteplici: già il poter riuscire a stabilire in quali caratteri - arabi o romani - sia stato scritto tale anno, certamente faciliterebbe l'individuazione dell'errore. Anche se la soluzione più ovvia sarebbe pensare al 1513, individuando il refuso semplicemente nella trascrizione della terza cifra, mi pare di poter indicare il riferimento stilistico più prossimo e calzante nelle due scene affrescate del Duomo cremonese. Ricordo che per esse esiste un anticipo di 50 lire imperiali, in conto delle 500 pattuite, effettuato il 29 dicembre 1515, per cui è assai probabile che il Bembo vi lavorasse nei primi mesi del 1516 al fianco di Boccaccio Boccaccino e in anticipo rispetto all'inizio della parte della decorazione spettante ad Altobello Melone (16). Continui e precisi sono i riferimenti stilistici e morfologici che inducono a supporre la contiguità cronologica tra la pala e gli affreschi: i tratti fisionomici dei personaggi fortemente caratterizzati, quasi caricaturati e grotteschi, il loro atipico e insolito modo di inserirsi nello spazio, di orientarsi e di gesticolare, oltre alle puntuali notazioni indicate dal Bologna a proposito dell'organizzazione spaziale presente nelle predelle dell'Accademia Carrara, sono indice della concomitanza esecutiva appartenente alla fase eccentrica del percorso artistico del Vetraro. Questa datazione rivede la precedente proposta che nasceva dalla riscontrata somiglianza tra l'immagine del Bambino nel quadro del Vetraro e quella dipinta dal Lotto nella pala in Santo Spirito a Bergamo; analogia riscontrabile, per altro, solamente nella posa delle gambe, mentre va altresì notato che Lorenzo fin dalle opere giovanili veneto-marchigiane dimostra una continua sperimentazione al momento della rappresentazione umana di Gesù bambino e che l'idea offerta nel 1521 non è che una variante di altre soluzioni. D'altro canto, anche il Bembo già nei due riquadri del Duomo propone per la positura del Bambino immagini che denotano la sua predisposizione a creare figure dinamiche, quasi scattanti, come realmente appare quella dipinta nella pala rivisitata. In secondo luogo, la decaduta possibilità che quest'opera provenga dalla chiesa bergamasca rende meno probabile una dipendenza stilistica del proprio autore dal Lotto, tanto che non è impossibile immaginare si sia verificata una sorta di frequentazione tra i due, con reciproci scambi culturali, e che tendenze anticlassiche cremonesi abbiano influito sull'artista veneziano durante il periodo trascorso a Bergamo. Il momento sopra indicato, rappresentato dalle ‘interpre-tazioni anticlassiche dello stile raffaellesco’ (17), segue il più che probabile soggiorno a Roma dell'artista cremonese. Infatti,

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