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la Gregori per quanto riguardava la parte conservata nel Museo cremonese (5). Il Romano ritenne questa pala d'altare originaria della chiesa bergamasca di San Bartolo¬meo, dando in ciò credito alle precedenti indicazioni secondo cui la predella “comes, as we know, from the church of S. Stefano in Bergamo” (6). A proposito di queste conclusioni occorre apportare alcune puntualizzazioni e a tale scopo conviene riprendere in esame i dati che riguardano i tre pannelli, rilevando che non sussiste alcun elemento per poter indicare con certezza la collocazione originaria della pala d'altare. I pannelli bergamaschi vennero acquistati dal conte Lochis, il quale li ricorda in modo pressoché identico nei tre cataloghi della propria collezione: i dipinti vengono attribuiti ad Andrea Schiavone e non vi è nessun cenno circa la loro precedente ubicazione (7). La successiva attribuzione al Lotto, proposta inizialmente dal Morelli quando già i quadretti erano passati all'Accademia Carrara, può aver avuto origine ancor prima, in occasione di una perizia di Giuseppe Abati (25 aprile 1867) per un restauro poi non eseguito (8). Il Berenson contribuì ad intricare ulteriormente la que¬stione, ritenendo queste opere ‘i primi abbozzi per la predella’ della pala del Lotto ora in San Bartolomeo (9), commissionata da Alessandro Martinengo il 15 maggio 1513 per la chiesa di Santo Stefano e datata 1516 dall'artista. Questa chiesa venne demolita, insieme all'annesso convento, ad iniziare dal 1561 a causa dei lavori di fortificazione delle mura della città (10) e la pala lottesca nel 1600 fu collocata nel coro di San Bartolomeo (11). Anche dalle parole del Frizzoni, che pur accetta l'attribuzione al Lotto delle tre tavole in esame, traspare l'assoluta incertezza sulla loro provenienza (12). Malgrado ciò, Corrado Ricci in entrambi i cataloghi della Galleria afferma con sicurezza la precedente ubicazione di questi dipinti in San Bartolomeo (13). Il sintetico riesame consente di individuare che l'errore finale deriva dalla somma di varie ipotesi, via via accolte come valide, ma che a un'analisi più approfondita si sono dimostrate inesatte; infatti, sebbene i dipinti siano da tempo definitivamente restituiti al Bembo e si abbia comunque la certezza che non siano bozzetti del Lotto per la pala in San Bartolomeo, la loro correlazione con la chiesa bergamasca è rimasta finora non verificata. Dalla vecchia immagine fotografica si rileva, dunque, che l'opera era nata effettivamente con la funzione di pala d'altare (14), raffigurante al centro la Vergine seduta, col Bambino in grembo, rialzata da terra per mezzo di una predella di tre gradini. Ai lati della Madonna si trovavano due Santi rappre¬sentati a figura
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