|
5) Altobello Melone, Adorazione del Bambino, Zurigo, In deposito al Kunsthaus
|
|
|
|
|
6) Altobello Melone, Trasfigurazione, Budapest, Museo di Belle Arti
|
|
|
|
dei pittori nordicizzanti" (12). A questo medesimo clima culturale risalgono anche le esperienze del coetaneo Mazzolino, come provato dalle opere risalenti al secondo quinquennio del Cinquecento (13). Ma sono soprattutto i volti degli astanti, i grotteschi visi dei pastori che permettono, per così dire, la totale sovrapposizione con gli accigliati Santi anziani dell'opera ora in Svizzera, mentre lo scorcio prospettico delle mani, più compiutamente risolte nel quadro già Böhler, risulta mantenere le medesime nervature nodose che segnano opere come gli altri i due Santi già sul mercato antiquario milanese (14). Un esempio è anche fornito dalla incisa stesura del piede del pastore orante che si insinua con cautela sulla destra, compagno delle figure di un'opera come la Trasfigurazione (Budapest, Museo di Belle Arti) (fig. 6), eseguita poco dopo. Un momento questo, allo scadere del primo decennio, in cui il realismo incisivo che delinea i contorni accomuna questo insieme di opere in una pittura non propriamente giorgionesca, ma d'impasto quasi per masse tonali, di una stesura d'impronta nordicizzante che ha legami con Jacopo de' Barbari, Marco Marziale, Pier Maria Pennacchi e il giovane Lorenzo Lotto (15). Non per nulla l'Adorazione di Mantova è strettamente correlata alla Madonna col Bambino e San Giovannino dell'Accademia Carrara di Bergamo che, come abbiamo visto, è considerata la più antica del nostro pittore, con la quale condivide questa comune secchezza traslucida nella resa dei panni in gamme cromatiche sorprendentemente vive seppur equilibrate. Una sorta di arcadica calma veneta entro la quale si annida e si insinua con la decisione della mano di un giovane quella certa dose di stravagante follia, premonitrice della prossima e non lontana tempesta innovativa che fa del Melone uno dei più sregolati pionieri delle correnti eccentriche. Osservando la carpenteria in legno, alta sopra le teste dei protagonisti, vediamo sulla sinistra aprirsi uno squarcio per lasciar intravedere l'apice roccioso del massiccio canyon attraverso il quale giunge il corteo, anche qui, in fila indiana, rendendo volontariamente tortuoso un percorso che sarebbe parso troppo ovvio far provenire direttamente dalla riva del fiume, per altro amabilmente solcato da un ponte ad arcate che conduce a quella realtà del quotidiano ben rappresentata dal paese fortificato seppure inanimato. Clima culturale al quale per molti versi non è estraneo ma, anzi, si affianca l'opera di un altro allievo vicentino. Alla tavoletta di Altobello si collega una delle più antiche e significative opere di Marcello Fogolino, l'Adorazione dei Magi (fig. 7) eseguita per la chiesa vicentina di San Bartolomeo (Vicenza, Museo Civico) e normalmente datata agli inizi del secondo decennio
|