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4) Francesco Prata, Predella particolare I, già Carate, collezione Galli
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5) Francesco Prata, Predella particolare II, già Carate, collezione Galli
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6) Francesco Prata, Predella particolare III, già Carate, collezione Galli
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talune figure, unite ad una globale staticità, sia espressiva sia, più in generale, legata alla composizione che non acquista mai slancio personale e resta senza originalità. Questo riferimento al Prata consente di confermare l'effettiva matrice romaniniana del pittore di Caravaggio, già rilevata in passato dalla critica (7), ma, soprattutto, testimonia che l'artista aveva la possibilità di frequentare liberamente la bottega del Romanino e di utilizzarne addirittura i cartoni preparatori.
La datazione del dipinto è subordinata all'anno di esecuzione del polittico di Sant'Alessandro e il termine «ante quem» del 1525 segna di fatto un'evoluzione del pittore rispetto al Martirio di Sant'Agata (1522). La fortuna avuta da questo modello non si esaurisce, ma è anzi confermata da un ulteriore esempio inedito, derivato dallo stesso prototipo ed eseguito con ancora minori varianti rispetto alla realizzazione di Bedulita, con la quale ha parecchi aspetti in comune. Si tratta di una replica della Natività di Londra, semplicemente con alcune minime modifiche nello sfondo e nel terreno in primo piano (8); la tela è stata dipinta su livelli stilistici inferiori a quelli dell'originale, principalmente nell'esecuzione della figura di Giuseppe, di scarso rilievo e di caratterizzazione stereotipata, e nel rigido panneggio del manto della Vergine. Vi sono indubbie citazioni che appartengono al repertorio ormai consolidato del Romanino ma, nel complesso, il quadro appare il prodotto di uno stretto collaboratore che, alla luce di quanto indicato poc'anzi a proposito del quadro di Bedulita, potrà dubitativamente individuarsi nel Prata. Queste conclusioni coinvolgono direttamente anche la pala di Roncadelle, per la cui realizzazione non ritengo sia più accettabile ipotizzare un intervento di Callisto Piazza (9), le opere bresciane del quale, dal 1524 in avanti, sono di diversa intensità e lo rivelano di ben altro livello espressivo (10). Piuttosto per l'incertezza e la rigidità compositiva l'opera appartiene al medesimo contesto sinora analizzato e cioè alla produzione di un anonimo collaboratore del Romanino, probabilmente su modello dello stesso maestro. Per alcune analogie tra il dipinto di Bedulita e quest'ultimo, individuabili nell'immobile monumentalità della raffigurazione dei due animali, nelle innaturali pieghe dei panni e nelle ripetute figure di profilo dei pastori, l'autore potrebbe essere il medesimo e riconoscersi, per ora solamente in via ipotetica, di nuovo con l'artista caravaggino nella fase strettamente romaniniana. La collaborazione durante l'alunnato o la fruizione di idee, di tecniche e di soluzioni stilistiche da parte-dei giovani pittori al seguito di personalità artistiche di maggior prestigio è forse, da sempre, nella storia dell'arte, il nodo cruciale e il più complesso da sciogliere pei definire e comprendere il reale svolgimento espressivo
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