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Un ritratto di Rosalba Carriera nella Pinacoteca di Cremona e un problema inerente la grafica

3) Gaspare Landi, Ritratto della contessa Beatrice Ala Ponzone Carcano, Cremona, Pinacoteca Civica

4) Rosalba Carriera (?), Ritratto di dama, Milano, collezione privata
un prelato di casa Lebland e a quello in contraparte con l'effigie del cardinale di Polignac, entrambi alle Gallerie dell'Accademia di Venezia; con essi il quadro qui pubblicato, oltre alle somiglianze formali, presenta stringenti analogie sul piano stilistico e qualitativo. Siamo inoltre in grado di confermare, con una certa sicurezza, che il personaggio effigiato può effettivamente identificarsi col nunzio apostolico Giovan Francesco Stoppani, residente a Venezia e con il quale Rosalba ebbe un carteggio epistolare, documentato da una lettera inviata dalla pittrice (8). Monsignor Stoppani è stato raffigurato in un abito azzurro lilla, mentre la fascia di raso che sorregge il crocifisso è color celeste tendente al verde; nel dipinto sono frequenti e caratteristici dello stile di Rosalba i contorni e le bordure nere eseguite a carboncino e i piccoli tocchi luministici a gessetto bianco, al contrario del colletto color latte venato con tracce rosate. Ma è l'espressività del viso la principale dote del ritratto di Cremona; in esso l'intensità dello sguardo e il rilievo dei lineamenti delle sopracciglia, del naso e della bocca sono resi con particolare vivacità emotiva, col naturalismo e lo stupefacente approfondimento psicologico che sono congeniali solo a Rosalba. Malgrado il pastello presenti qualche svelatura ed alcune leggere abrasioni in senso verticale, riscontrabili sul fondo chiaro attorno al viso e sulla manica, a sinistra del quadro, l'autografia dell'opera non lascia dubbi e l'alta qualità pittorica si conserva quasi inalterata. Le notizie biografiche sullo Stoppani, il quale, ricordiamo, intraprese la vita ecclesiastica nel 1734, porterebbero a ritenere il dipinto eseguito all'epoca del soggiorno veneziano, quando, in qualità di nunzio apostolico, si trattenne nella città lagunare dal marzo 1739; l'immagine giovanile del volto non escluderebbe, però, che il prelato si fosse fatto ritrarre poco prima di tale incarico, all'epoca degli anni trascorsi a Firenze. Anche il confronto con i ritratti poc'anzi ricordati e con quelli di Pietro Metastasio all'età di trentadue anni e dell'abate Sartori (Dresda, Gemäldegalerie) inducono a datare l'effigie dello Stoppani verso la fine degli anni Trenta del Settecento (9). Il problema che si desidera proporre al giudizio degli studiosi è, invece, inerente la grafica e prende avvio grazie ad un disegno che ripropone le sembianze della gentildonna in grigio effigiata nel pastello numero 87 della Gemäldegalerie di Dresda (10). Il foglio (fig. 4), certamente di antica fattura, è stato realizzato a penna con due tonalità di inchiostro, l'una bruna e l'altra dello stesso colore più diluito e tendente a seppia; questa tecnica ha lo scopo di ottenere effetti luministici e di risalto chiaroscurale principalmente sulla

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