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Un ritratto di Rosalba Carriera nella Pinacoteca di Cremona e un problema inerente la grafica

1) Rosalba Carriera (?), Ritratto di giovane gentiluomo, New York, Metropolitan Museum of Art

Questo intervento non ha la pretesa di apportare sostanziali novità al già ricco panorama artistico e biografico che riguarda Rosalba Carriera, per la quale si è provveduto a colmare una lacuna con la monografia che verrà pubblicata tra pochi mesi (1); più semplicemente si intendono rendere note alcune opere finora sconosciute agli studi e con esse esporre una serie di indizi per l'ipotesi di un aspetto inedito della grafica rosalbiana. La fortuna che l'artista riscosse tra i propri contemporanei fu davvero rilevante, come certamente superiore a molti altri pittori fu l'importanza da lei raggiunta nel panorama dell'arte figurativa nella prima metà del Settecento, soprattutto per le sue doti di sintesi espresse in modo esemplare nella ritrattistica, genere nel quale si può facilmente riscontrare un modello stereotipo e una convenzionale prassi ripetitiva di immagini non sempre approfondite dal punto di vista psicologico. Con Rosalba ciò non accade e malgrado l'innumerevole richiesta di opere, la sua produzione si è sempre mantenuta di elevato livello, toccando vette altissime in molti capolavori. Sono sintomo di questo suo valore il continuo procedimento con cui l'artista varia, con personale originalità e fantasia, l'impostazione compositiva dei propri dipinti, assieme ad una vena narrativa attenta alla minima sfumatura e sorretta da una tecnica esecutiva sempre ragguardevole. Ed è proprio nell'analisi psicologica del personaggio da effigiare la sua principale caratteristica, costante e inalterata nel tempo; l'approfondita indagine fisionomica come specchio della personalità, del carattere e dell'Io di ogni essere umano. In un'epoca di importanti rivolgimenti politici e culturali, ma contraddistinta ancora da parrucche, merletti, cipria e frivole vaporosità, la scientificità con cui la pittrice si assume l'impegno di indagare e di cogliere gli aspetti peculiari della persona che le siede di fronte sono indice di una innata dote sulla quale Rosalba ha fondato la propria fortuna presso i contemporanei. A distanza di alcuni decenni, la rivalutazione dell'artefice veneziana operata da Roberto Longhi (1946), il quale definisce la produzione di Rosalba come orientata "verso un ideale di melanconica eleganza, quasi una vaporosa elegia sul barocco" (2), ci pare ora quasi riduttiva per la classificazione dell'attività della pittrice. Rosalba, semmai, seguendo la definizione longhiana riferita al percorso artistico del Canaletto, ricalca la strada della "ricerca di nuova certezza ottica, quasi illuministica, quasi scientistica" (3); anche se la tematica della pittrice non ha nulla a che vedere con la visione analitica del paesaggio, come i vedutisti, ugualmente il suo interesse principale è sempre rivolto nella direzione di una profonda ed attenta indagine psicologica. Nella ritrattistica, genere al quale fu legata per quasi

NOTE

AVANTI

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