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Note su Marco d'Oggiono, discepolo di Leonardo

Pace (cat. n. 113) che, malgrado lacune e pesanti rifacimenti, mantiene in diverse figure i caratteri (si veda la parte centrale) del nostro pittore. La bella "Venere" già sul mercato antiquario milanese (cat. n. 118), dopo essere apparsa col corretto riferimento a Marco d'Oggiono nella vendita Sotheby s a Londra (6 aprile 1977, lotto n. 70), merita la giusta riconsiderazione in funzione dell'idea compositiva originale, dell'alta qualità con cui dipinge l'eterea donna in quella materia smaltata e trasparente che ne cristallizza anche l'affascinante paesaggio. Fra le altre opere che vorrei continuare a giudicare autografe ricordo la "Madonna che abbraccia Gesù" dell'Ambrosiana di Milano (p. 153), dall'espressione un poco addolcita ma ricorrente nella fase avanzata del nostro artista quanto il modo di realizzare le pieghe della manica in luce (una copia è pubblicata a p. 183, fig. 90). Conosco personalmente la "Vergine col Bambino e San Giovannino" qui riprodotta (olio su tavola palchettata, cm 74 x 52,5), appartenente ad un collezionista italiano, giudicata copia dal Sedini (p. 159). Il dipinto è in sintonia con la produzione artistica che consideriamo del secondo decennio, in particolare col "Cristo sorretto da Giovanni Evangelista" e con le due versioni della "Madonna con il Bambino" di cui una è qui esaminata. Anche la piccola tavola frammentaria che propone "San Giovanni Evangelista" (p. 163) spetta certamente a Marco in un periodo prossimo ai due pannelli di predella che rendo noti per la prima volta. Raffigurano due Santi apostoli (olio su tavola, ciascuno cm 38 x 23) e sono probabilmente da porre in relazione con una terza tavola già apparsa in Finarte e pubblicata dal Sedini (cat. n. 47). D'altro canto un affresco quale quello nella chiesa milanese di Sant'Eufemia (cat. n. 7) andrebbe per lo meno giudicato dubbiosamente, non rispecchiando quella "cifra compositiva e stilistica'" che l'autore del volume individua in Marco, mentre fra le imprecisioni, che sarebbe estremamente tedioso qui rimarcare, ricordo come nel respingere (p. 22) l'attribuzione allo stesso pittore di parte degli affreschi di San Giacomo a Gerenzano ci si dimentica una notazione del sottoscritto ("Pittura a Lodi. 1487 e oltre", in Pittura tra Adda e Serio. Lodi Treviglio Caravaggio Crema, Milano 1987, p. 105). Lo studio della produzione grafica degli artisti leonardeschi rivive in questi anni una stagione particolarmente fruttuosa. Vengono a definirsi sempre più compiutamente i modi di disegnare del Boltraffio, del Maestro della Pala Sforzesca, di Giovanni Agostino da Lodi e degli altri contemporanei come Andrea Solario, Cesare da Sesto e Bernardino Luini. Al geniale artefice lodigiano, oltre ai fogli ascrittigli

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