|
4) Marco d'Oggiono, Madonna col Bambino, Auckland, City Art Gallery
|
|
|
|
5) Cesare da Sesto, Madonna col Bambino e San Giovannino (disegno preparatorio), Bayonne, Musée Bonnat
|
|
|
|
6) Cesare da Sesto, Madonna col Bambino e San Giovannino, Lisbona, Museo d'Arte Antica
|
|
|
|
nel suddetto volume, smentite dall'analisi diretta, bensì esso viene ad aggiungersi quale ulteriore autografo di Marco. La riproduzione pubblicata dal Sedini raffigura infatti il quadro prima della pulitura cui dev'essere stato soggetto negli ultimi anni, che ha rivelato una materia pittorica integra nelle velature originali e squillante nei colori. I gruppi delle figure di entrambi i quadri ora menzionati derivano dal medesimo cartone preparatorio, mentre si differenziano nell'ambientazione paesaggistica e per la più immediata raffigurazione in primo piano del dipinto di dimensioni inferiori, esaminato in questa circostanza. Quest'ultimo, in particolare, possiede il tipico formato del quadro nato per la devozione privata. L'opera conferma appieno la giovanile adesione alla lezione leonardesca, ora accennata. Questo legame è riscontrabile da un lato nell'impaginazione delle figure, con la Vergine, seduta di tre quarti che rivolge il proprio sguardo quasi di profilo e tiene in grembo il Bambino con un libro, ispirata alla grande varietà di modelli di questo soggetto disegnati dal maestro vinciano. D'altro canto, il tipo di fondale roccioso costituito da guglie e spuntoni volutamente lasciati in penombra, è derivato dal prototipo leonardesco della "Vergine delle rocce: motivo questo che ebbe una notevole diffusione nell'area milanese, testimoniata da esemplari di Boltraffio ("Madonna col Bambino e Santi, già in Duomo a Lodi; Budapest, Galleria Nazionale) e di Zenale ("Madonna col Bambino e Santi", già a Milano in San Francesco Grande; ora Denver Art Museum), e che lo stesso Marco d'Oggiono propone nella piccola redazione conservata presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco (Milano). Il quadro si caratterizza inoltre per la vibrante vivacità cromatica della veste della Vergine, contrapposta al morbido e aggraziato viso che si staglia sul fondo grigio, nella parte in luce, e più scuro sulla destra. Tipico è inoltre il modo di realizzare il paesaggio in una stesura liquida e rapida nelle tonalità azzurro acqua, che vengono quasi a fondere i contorni montuosi col cielo, privilegiando l'aspetto espressivo rispetto alla precisione formale. Molteplici sono i legami che si instaurano con le opere note di Marco d'Oggiono: oltre a quelle già citate, la dolce espressione dei visi e l'ampio cadere dei panneggi trova un preciso riscontro nella "Vergine che bacia il Bambino" (Milano, Pinacoteca di Brera) e nella "Madonna del latte" (Parigi, Museo del Louvre), come pure nel "Cristo con i simboli della Passione sorretto da San Giovanni Evangelista" (già Milano, collezione Lurati), di cui pubblichiamo l'immagine. Altre particolari concordanze avvicinano questa "Madonna" al complesso pittorico firmato, conservato nella cappella del castello di Blois (Francia), e, in particolare, alla già ricordata grande pala con
|