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Pur essendo una riscoperta relativamente recente, Ceruti è giustamente considerato uno degli apici della pittura lombarda del Settecento.(1) Al continuatore della tradizione secentesca che, per antonomasia, è conosciuta con la efficace definizione longhiana di "pittura della realtà", viene dedicata una mostra monografica. Non è perciò utile dilungarsi sull'artista che verrà compiutamente indagato in questa occasione; segnalo esclusivamente che al catalogo del Ceruti sono da aggiungere, oltre alla fondamentale Natura morta appartenuta alla collezione del maresciallo Johann Matthias von der Schulenburg (1661-1747), (2)due dipinti raffiguranti una ragazzina con il gatto nel cestino e un bambino col proprio cane, analoghi alla coppia di fanciulli in collezione Cicogna a Milano.(3) Lasciando l'aspetto più conosciuto della pittura di Ceruti, l'indizio dal quale procedo, e che rappresenta lo scopo principale di questa nota, riguarda curiosamente un albero genealogico, come ce ne dovevano essere diversi nel XVIII secolo. Per le famiglie nobili e blasonate, la raffigurazione genealogica era l'immediata visualizzazione del proprio rango e furono parecchie le case nelle quali si esponeva questa figurazione, unita alla serie di ritratti degli antenati. A questo proposito ricordo di aver visto uno di questi esempi, dipinto su tela, proveniente dagli eredi della medesima famiglia di cui ci occuperemo. Dovrebbe trattarsi dell'albero genealogico di un ramo minore, dato che reca nella parte inferiore la seguente scritta, inserita in un cartiglio: "Tutti i rami del troncho / anchorche nati / son dal nativo troncho discostati". La robusta pianta, ambientata in un verdeggiante paesaggio collinare, occupa completamente la parte centrale del quadro, dai rami pende una cospicua serie di ritratti, diciassette per l'esattezza, inseriti ognuno nella propria finta cornice giallo dorata. L'albero genealogico principale, dal quale prendiamo le mosse, mostra una sostanziale differenza rispetto a questo tipo di esempi più comuni: la galleria degli antenati è costituita da diciotto dipinti su rame, e da quello su tela raffigurante il cardinale Millo, posto al centro; ciascuno è montato ancora nella bella cornice lignea originale, completamente dorata in foglia, scanalata e intagliata a motivi rocaille. In essi sono raffigurati i personaggi dell'antica famiglia milanese dei Martignoni, già compresa nel registro di Ottone Visconti del 1277. Alcuni rappresentanti della famiglia, nel XV e XVI secolo, ricoprirono la carica di Deputati della Fabbrica del Duomo di Milano; in seguito altre personalità parteciparono alla gestione dell'amministrazione pubblica cittadina, fino a quando Ignazio, figlio di Carlo Federico, ottenne il riconoscimento ufficiale dell'antica nobiltà con decreto del 16 settembre 1771.Questi piccoli dipinti su rame si trovavano in origine applicati su di un grande pannello ligneo, dipinto in una tinta
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