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Tra Polidoro e Boccaccino

6) Polidoro da Caravaggio, Donna seduta che cuce, disegno, Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe

7) Polidoro da Caravaggio, Donne e uomini nei pressi di un tronco d'albero, disegno, Vienna Graphische Sammlung Albertina
di questo disegno un vero «unicum» per gli inizi del Cinquecento. I pochi esempi già noti ascritti con certezza al Boccaccino si pongono in stretta relazione: si osservi il tratto che definisce le forme degli studi conservati sul medesimo foglio agli Uffizi di Firenze (n. 1765 F), soprattutto quello per la Visitazione e l'altro con, in contemporanea unione, le figure di re Davide e San Gerolamo; ugualmente al segno che contraddistingue gli studi (Bergamo, Accademia Carrara) realizzati a Roma sull'esempio della Disputa del Sacramento di Raffaello e dell'Adorazione dei Magi affrescata dal Pinturicchio nell'appartamento Borgia (10), insieme agli altri nel disegno in collezione privata (11) appartenuto al medesimo taccuino romano; colpisce l'arguzia con la quale Boccaccino definisce i contorni dei volti, dai profili appuntiti come lame, il rapido tratteggio per le ombre e la rotondità delle teste, abbozzate con il semplice segno circolare. Caratteristiche ripetute anche negli affreschi del Duomo cremonese, come si può osservare nel viso della donna che si volta, dipinta nella Visitazione. Il soggiorno romano del Boccaccino va infatti datato nel triennio fra il 1511 e il 1513-'14, immediatamente prima l'inizio degli affreschi nella navata del Duomo di Cremona, il cui primo pagamento risale al 12 aprile del 1514. A Roma l'artista eseguì l'Incoronazione di Nostra Donna ricordata dal Vasari nelle «Vite» per la chiesa di Santa Maria Traspontina e distrutta nel 1564. Lo scambio avvenuto tra i disegni di Polidoro e Boccaccino assume una spiegazione logica proprio se esaminato congiuntamente. Siamo di fronte ad una situazione quasi speculare: un vero e proprio «girotondo» di attribuzioni, tale e quale si vede nel disegno fino ad ora attribuito a Polidoro che sembra da restituire al Boccaccino, l'artista dal quale ave¬vamo preso le mosse per un foglio a lui avvicinato che invece si è rivelato, guarda caso, ancora di Polidoro. Certamente questo duplice scambio di autografia non si è verificato casualmente. L'insieme di queste circostanze consente, proprio grazie alle concordanze che accomunano, questi esiti artistici, di avanzare alcune osservazioni. La grafica dei due pittori presenta effettivamente parecchi aspetti comuni. Oltre al mezzo tecnico al quale sono volentieri legati, il gesso rosso, non mancano tra i due attinenze e analogie di spunti, soprattutto nei disegni ritenuti della fase iniziale del soggiorno romano di Polidoro rispetto al maestro più anziano. Questi contatti con l'ambiente cremonese, e col Boccaccino in particolare, mi pare siano ben rappresentati da un altro studio conservato all'Ambrosiana (12), che esprime la simile tensione grafica di questi artisti e presenta non pochi punti di contatto con lo stesso

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