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7) Sodoma, Crocifissione, affresco (particolare), Subiaco, San Francesco
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8) Sodoma, Sposalizio della Vergine, affresco (particolare),Subiaco, San Francesco
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9) Sodoma, La Nascita della Vergine, Subiaco, San Francesco
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La somiglianza tra le due figure di Cristo arriva a sovrapporre addirittura la ciocca di capelli che scende lungo la guancia in uno spasmo di sofferenza tanto vero che solo il Bazzi trasmette in questo arco di anni. Tornando al Martirio di San Sebastiano, dal quale ci siamo momentaneamente allontanati col discorso relativo al ciclo subiacense, insisto nel far notare come le precise somiglianze, di retaggio lombardo, che il Sodoma mantiene nell'impresa a fresco rendano possibile accomunare sotto lo stesso nome queste opere. Innanzitutto l'abitudine a disporre le figure come quinte prospettiche e la frequenza a porle di profilo sono elementi tecnico-compositivi di un'educazione che l'artista terrā sempre presente. In particolare poi, vanno osservati i puntuali riferimenti tipologici e gestuali che caratterizzano alcune figure di entrambe le opere. A questo proposito č sorprendente la somiglianza del giā menzionato soldato, il cui profilo ricalca il personaggio di sinistra che assiste allo Sposalizio della Vergine (fig. 8) di Subiaco o l'ancella che giunge con la canestra al letto della partoriente (fig. 9). La prova dell'iniziale scarso interesse verso le componenti leonardesche emerge anche grazie al ritrovamento di un nuovo episodio del suo percorso, anch'esso esente da influenze vinciane. E' stato identificato nella medesima zona ove č giā documentata la sua presenza, vale a dire nel territorio senese a meridione della cittā, nello stesso comune di Asciano che ora comprende anche il maggiore convento olivetano. Si tratta di un grande affresco centinato raffigurante la Vergine col Bambino in trono tra gli Arcangeli Raffaele accompagnato da Tobiolo e Michele col demonio (fig. 10) che si conserva nella Collegiata di Sant'Agata ad Asciano con l'attribuzione a ignoto pittore del XVI secolo, avendo avuto incerti riferimenti a Luca Signorelli o a Gerolamo del Pacchia (16). L'opera attualmente si trova sulla parete destra della navata, ma proviene dal transetto di destra, dove venne rinvenuta durante i restauri del 1885. Rivestiva il muro che celava l'antica abside romanica scoperta nel 1955; in quell'occasione l'affresco venne staccato con lo spessore del mattone e collocato nell'attuale vano (17). Il piccolo donatore inginocchiato ai piedi della Vergine pare essere un monaco olivetano (fig. 11); il che conforterebbe la nostra ipotesi con una motivazione storica di sicuro interesse. L'inserimento del devoto sottolinea di fatto l'importanza del ritrovamento in funzione del legame all'ordine monastico con il quale l'artista doveva giā avere intrapreso un primo contatto. Andrā inoltre approfondito il rapporto che intercorse tra il generale dell'ordine Domenico Airoldi di Lecco e il giovane vercellese per appurare se non sia stato proprio lui uno
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