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6a) Sodoma, Pietà, Roma, collezione Patrizi di Montoro
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6b) Sodoma, Compianto sul Cristo morto, collezione privata
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I rapporti più chiari si leggono dal confronto col ciclo che, con grande piacere, è stato recentemente riabilitato al rango che gli compete, quello di autografo del giovane Sodomia (13). Mi riferisco al complesso di dipinti murali che si conserva nella terza cappella a sinistra della chiesa di San Francesco a Subiaco. Vi sono raffigurate ai lati dell'altare alcune storie di Maria e di Gesù, come la Nascita e lo Sposalizio della Vergine e la Crocifissione, mentre lo zoccolo è dipinto con motivi decorativi a monocromo e arricchito, sotto la finestra, con l'episodio dell'Adorazione dei Magi, altri episodi di quell'interesse per la grisaglia che il Sodoma svilupperà di lì a poco anche in «grande» negli affreschi nel Palazzo del Podestà di San Gimignano. Nella volta, suddivisa a spicchi, sono dipinti Gesù in trono e gli Evangelisti; insieme agli affreschi va ricordata la tavola, anch'essa da considerarsi autografa del Sodoma, raffigurante l'Adorazione dei pastori che ornava l'altare della cappella, sottratta a causa di un furto ed ora da tempo in restauro. Dopo essere stati avvicinati alla sua mano da Schmarsow nel lontano 1901 e a quella del Tamagni da parte del Berenson, gli affreschi subiacensi sono rimasti per lo più sottaciuti, se si escludono acute puntualizzazioni al Sodoma da parte della Griseri e della Sricchia Santoro, fino alla definitiva conferma di Roberto Bartalini (14). Personalmente ritengo che il Sodoma ne sia l'artefice e con esso sembra di essere effettivamente di fronte all'esempio più antico del periodo centro italiano. Le difficoltà ad accettarne l'autografia ritengo risiedano nell'incerta personalità del suo stile, non ancora del tutto autonomo perchè soggetto ai forti e molteplici stimoli subiti nel corso del viaggio di studio. La precocità cronologica degli affreschi penso sia infatti innegabile se li confrontiamo con il ciclo di Sant'Anna in Camprena e con l'impegno di Monteoliveto; dal confronto emerge una semplicità compositiva in seguito abbandonata e l'altalenare del suo stile, non ancora incanalato sulla strada maestra, ma soggetto ad influenze diverse. Malgrado la lettura degli episodi sia in parte falsata dal deteriorarsi della superficie pittorica, l'autografia del Bazzi è sostenuta da molteplici particolari. Sorprendente è l'analogia tra la sofferenza del Cristo col capo piegato sulla propria spalla, nella Crocifissione (fig. 7) e i bellissimi esempi su tavola, come quello della collezione Patrizi di Montoro o l'altro in Santa Maria dell'Orto a Roma. A questo nucleo di opere si unisce la tavola raffigurante Gesù sorretto da due angeli (15) che si pone in stretto rapporto anche con il particolare ora accennato negli affreschi di Subiaco.
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