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Nuovi spunti per l'attività giovanile del Sodoma

1) Sodoma, Spogliazione delle vesti di Cristo, affresco (particolare), Varallo, Sacro Monte, Cappella della Pietà

2) Sodoma, Spogliazione delle vesti di Cristo, affresco (particolare), Varallo, Sacro Monte, Cappella della Pietà

3) Sodoma, San Benedetto predice la distruzione di Montecassino, affresco, Monteoliveto Maggiore, chiostro
In seguito ai più recenti contributi riguardanti l'attività iniziale di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, possiamo ormai parlare di una decisa ripresa delle indagini sul suo conto. Dopo la fortunata vicenda critica che ha riguardato il pittore di origine vercellese tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del nostro secolo, il suo nome si è visto lentamente ma inesorabilmente escluso dal novero degli interessi più specifici. (1) Non è mia intenzione esaminare i motivi di questo disamore, quanto intervenire in margine agli ultimi numerosi contributi, orientati prevalentemente al chiarimento dei suoi esordi (2), con lo scopo dapprima di sottolineare l'importanza di una proposta avanzata alcuni anni or sono ed ora accantonata da più parti e, insieme ad altre considerazioni, di sottoporre un nuovo precoce esempio del nostro artista in terra toscana. L'ipotesi alla quale mi riferisco riguarda la partecipazione del Sodoma alla decorazione delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, suggerita per la prima volta dalla Griseri (3). La studiosa identificava infatti la mano del giovane artista sulle pareti che rappresentano la Spogliazione delle vesti di Cristo (fig. 1) nella cappella in seguito dedicata alla «Pietà», precisandone l'intervento verso il 1503, prima cioè del suo trasferimento a Siena. Nei più recenti interventi critici ora ricordati si è sottolineata l'improbabilità di una simile partecipazione in anni così giovanili, preferendo allontanare l'argomento a vantaggio di un riferimento a Gaudenzio Ferrari neppure troppo convinto (4). Attribuzione che non trova per nulla riscontro con le sottili e nitide profilature che caratterizzano le opere di questi anni del giovane Gaudenzio. A mio avviso il problema si risolve con un diverso approccio. Se la principale motivazione di coloro che non hanno accolto la proposta risiede nella datazione avanzata dalla stessa Griseri, precisata in un momento effettivamente troppo precoce, verso il 1503, prima cioè del trasferimento senese del Bazzi, ritengo sia significativo riprendere l'acuta osservazione della studiosa con la semplice variante di una collocazione cronologica leggermente più avanzata, in corrispondenza della completa maturazione artistica del nostro pittore. (5) L'autore di questi affreschi si presenta a Varallo arricchito di un bagaglio culturale che risponde alla più aggiornata situazione figurativa centro italiana. Accanto a riflessi di Perugino, Luca Signorelli, Fra Bartolomeo e Raffaello, è evidente l'approfondita conoscenza dell'attività fiorentina di Leonardo da Vinci. Vi si esprime una personalissima interpretazione leonardesca, anche alla luce delle ricerche ‘scultoree’ condotte dal Vinciano e così sensazionalmente esemplate nella perduta Battaglia di Anghiari. Basti osservare le figure dei soldati a cavallo mentre costringono Gesù a spogliarsi (fig. 2), le loro pose, i

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