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distanza di tempo queste opere. L'impaccio nel realizzare le mani appare analogo, per esempio, nella 'Vergine con il Bambino e Santa Caterina d'Alessandria' del Museo di Brooklyn.
L'interesse maggiore deriva dalla datazione dell'opera che, come ho già anticipato, andrà precisata nei primi tempi del soggiorno estense. L'ampiezza del panneggio rosso mattone, increspato e solcato dalle pieghe delle maniche, trova corrispondenza nel pesante mantello del San Giuseppe nella pala con San Sebastiano al centro, un tempo nella chiesa di San Paolo (Ferrara, Pinacoteca). L'impostazione ancora acerba della composizione, lo stile un poco incerto e il preciso legame culturale con gli eventi ferraresi a cavallo del secolo sono una riprova della datazione prossima all'arrivo del pittore a Ferrara, in significativa sintonia con le opere più antiche di un altro viaggiatore forestiero che conosciamo come Johannes Ispanus.
Niccolò è qui legato in modo predominante a due modelli: sono gli stessi Lorenzo Costa e Boccaccio Boccaccino con i quali collabora al primo impegno che sancisce il suo arrivo in città. Si tratta del contratto del 21 marzo 1499 (7) per la decorazione ad affresco dell'abside e del catino della Cattedrale, a cui partecipano anche Lazzaro Grimaldi e un maestro modenese. La Vergine si modella sugli eleganti esempi del Costa, sulla tipologia delle sue sensuali figure femminili, come il 'Ritratto col cagnolino' di Buckingham Palace (Londra) e la 'Figura allegorica' della collezione Coombs (8); in modo analogo queste figure si presentano col capo leggermente reclinato e con lo stesso motivo delle ciocche di capelli che si discostano dalla chioma fluente, lasciando trasparire una piccola porzione di epidermide. Il Bambino invece si ispira alla vivacità delle opere del Boccaccino e si colloca tra due esempi a noi noti; quello del quadro firmato ancora entro il Quattrocento, in collezione privata a San Gallo (9), nel quale il Bambino assume la medesima posa delle gambe e del busto, e l'altro nel dipinto del Museo Civico di Padova, dove le coincidenze con la tavola qui presentata riguardano il viso.
Accanto a questa primizia del soggiorno ferrarese di Niccolò vanno affiancate, di nuovo in anni che precedono l'attività nota, altre due opere che permettono di saldare con migliore coerenza l'evoluzione dell'artista.
Il pisano va infatti indicato quale autore del quadro raffigurante la 'Vergine col Bambino e Santo Stefano' /tavola 2a/ già passato in varie collezioni ferraresi, da ultima quella Massari, prima di pervenire per acquisto della Cassa di Risparmio di Ferrara alla locale Pinacoteca Nazionale (10). La delicata compostezza delle figure e la pacata cordialità degli sguardi rendono più evidente la distanza dalla distaccata
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