Appunti ferraresi. Una traccia per gli esordi estensi di Niccolò Pisano

La prima fase di Niccolò di Bartolomeo, più noto con l'aggiunta del toponimo di Pisano che ne chiarisce la città d'origine, ha ricevuto un determinante contributo grazie al definitivo riferimento, dovuto a Massimo Ferretti, dell'ancona Del Pitta al periodo iniziale del pittore (1). L'opera, compiuta nel 1493 per la chiesa di San Matteo e ora nel Museo Nazionale di Pisa, viene a illustrare lo stile e i legami culturali che caratterizzano la sua prima formazione artistica in un'area come quella pisana, permeata da influenze fiorentine e umbre. Più recentemente la Sambo (2) ha ricostruito con precisione l'attività svolta da Niccolò in Emilia, tra Ferrara e Bologna. Particolare attenzione è stata posta alla cronologia e ai rapporti intercorsi con i coevi pittori emiliani, in un percorso che illustra il suo svolgimento artistico fino alla tarda età (3). Tra la commissione pisana e lo svolgimento presentato dalla studiosa, che individua le più antiche prove emiliane esclusivamente a partire dalla seconda metà del primo decennio del Cinquecento, rimane scoperto un ampio lasso di tempo, di almeno dieci anni, entro i quali il pittore Pisano dovette confrontare le proprie esperienze a contatto con l'ambiente artistico ferrarese (4). Niccolò è infatti documentato a Ferrara fin dal 1499, dopo che agli inizi del 1497, con l'impegno per dipingere in San Martino a Pietrasanta (5), risale l'ultima notizia nella sua regione d'origine. Un contributo significativo alla comprensione della primissima fase ferrarese viene fornito da una piccola tavola devozionale di collezione privata con la 'Madonna e il Bambino' /tavola 1/(6). La composizione presenta subito all'osservatore un aspetto curioso: la Vergine è inserita in una nicchia decorata unicamente dal motivo della cornice leggermente aggettante che le gira tutt'intorno e assai poco capiente per contenere la maestosa figura, che rimane bloccata e chiusa dal parapetto sul quale è appoggiato il Bambino. Lo spazio ottenuto dall'artista tra questi due elementi murari è minimo, tanto che c'è da sorprendersi di come vi possa trovare posto la figura della Madonna, comunque relegata in una posizione sacrificata da una soluzione compositiva che sembra rifarsi più a un bassorilievo che a un dipinto. Il riferimento della tavola a Niccolò Pisano non lascia spazio a riserve se confrontato con le numerose 'Madonne' distribuite tra la fine del primo decennio del Cinquecento e gli anni immediatamente successivi. L'inclinazione del capo e la sua tornitura precisa, l'effetto madreperlaceo delle carni, oltre al colorito compatto dei capelli che le cingono il volto sono già elementi determinanti a cui si unisce la comune vena malinconica e sentimentale che lega anche a

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